lunedì 4 luglio 2011

Caramelle non le vogliamo più!


Questa che racconto è di sicuro una cosa strana: nel Parlamento Italiano si è parlato di donne (e non dei loro lati B) anzi si è parlato di donne che, da qui in avanti, sono per obbligo rappresentate con una quota minima nei CDA delle varie aziende pubbliche e private quotate in borsa. Una legge che forse in altri paesi, quelli con cui ci piace tanto confrontarci, farebbe drizzare i capelli non solo alle donne ma anche agli uomini o a i bambini ma qui è un vero e proprio piccolo passo verso la civiltà. Sì, perché qui da noi le donne studiano, lavorano di più e meglio, si occupano di tutta la famiglia, spesso non solo di quella che si sono create, ma anche quelle da cui provengono loro o il loro compagno ma sono pagate di meno, trattate peggio e spesso mandate a casa appena fanno figli.


Da una ricerca recente appare chiaro che la situazione italiana sia davvero difficile perché oltre agli uomini, ad ostacolare l’ascesa sociale delle donne, ci sono le donne stesse. (http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=14541:donne-che-giudicano-le-donne-cinzia-sasso-la-repubblica). Sono proprio loro a dire che il posto della donna è quello di regina del focolare, che se potessero farebbero a meno di lavorare, che il lavoro dell’uomo è quello più importante, del resto loro proprio non ci sono portati alle faccende domestiche o ad accudire i piccoli e via avanti così! Che tristezza sentire queste cose nel 2011, che tristezza essere tirate su da madri che ti inculcano di essere inferiore a qualcun altro, che l’unico appagamento può venire dalla sottomissione, che studiare, impegnarsi, cercare di crescere intellettualmente non serva a niente perché il tuo posto alla fine è quello che era stato di tua mamma, di tua nonna, della tua bisnonna. Che tristezza nascere sapendo già quello che dovrai essere per tutta la vita! E se provi ad essere diversa, anzi ad essere te stessa, troverai talmente tanti muri, che ti faranno desistere e ti rimetteranno in riga.

Ma quanto siamo indietro, ma quando saremo davvero Europee, quando penseremo che il lavoro e lo studio non è un di più da fare quando i doveri familiari o il marito ce lo permettono? Noi siamo in grado, abbiamo le capacità, possiamo fare tutto ciò che vogliamo e non dobbiamo sentirci in colpa, punto e basta.  

Ho sentito dire da una laureata, proprio poco tempo fa, che era molto stanca perché lavorava a progetti importanti per la Regione, inoltre aveva i lavori di casa da portare avanti e in ultimo allattava il suo bambino (che è una pratica che chi ci è passato sa bene quanto sia stancante, specialmente di notte!) ma quando le ho chiesto se suo marito, almeno, la aiutava in casa, mi ha risposto che era giusto che lei facesse così tante cose dal momento che guadagnava molto poco e i suoi progetti spesso non vincevano le gare a cui partecipava.  Sentire questo da una laureata, mamma, moglie, lavoratrice che continua, nonostante la stanchezza e i disagi, a sentirsi inferiore al suo uomo, mi ha fatto capire quanto ci sia bisogno di questa legge. Sono le donne che si fanno male da sole, sono loro le prime nemiche della loro crescita sociale.

Con questa legge, gli uomini fanno un gesto magnificente verso di  noi, ci aprono la strada ma del resto sono loro che comandano, che fanno le leggi e possono innescare il cambiamento; noi, al momento, possiamo soltanto suggerire, instillare il dubbio, protestare, fare vedere che ci siamo, che siamo i tante, ma niente più, noi non abbiamo il potere del cambiamento di fatto. Poi, così come è accaduto molte altre volte, ci faremo  valere, pretenderemo sempre di più e ci faremo strada con le nostre capacità. Se guardiamo indietro verso campi dove le donne si sono affermate è successo proprio questo:  gli uomini ci hanno lasciato un po’ di spazio, le donne timidamente si sono affacciate e poi si sono fatte strada e magari oggi ricoprono ruoli davvero importanti e indispensabili; mi viene in mente la magistratura, ma anche alcune aziende sanitarie, alcuni gruppi di ricerca universitari (anche se il mondo della ricerca è ancora tutto maschile). Sarebbe bello potere fare a meno da subito degli uomini, essere votate dalle altre donne alle elezioni politiche e entrare liberamente al Parlamento o essere preferite ad alcuni uomini a parità di capacità nei consigli aziendali ma purtroppo non avviene. Siamo noi le peggiori nemiche di noi stesse, siamo noi che votiamo i politici maschi (del resto le donne non vengono nemmeno presentate), siamo noi che pensiamo che siano più credibili i manager maschi piuttosto che le femmine!

E allora, invece di aspettare ancora, prendiamo questo piccolo regalo degli uomini e mettiamolo a frutto, iniziamo da questa legge e da qui imponiamoci di crescere. Forse se ai nostri figli insegnassimo che non siamo al servizio di nessuno, che siamo e basta e che abbiamo diritto ad un posto nella società, loro in un futuro mica tanto lontano saranno liberi di scegliere e di essere quello che vogliono. Io ci credo ancora anche se è dura accettare nel 2011 caramelle dai conosciuti!

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