Cavallino
ria rò
prendi la
biada che ti dò
prendi i
ferri che ti metto
per andare a
San Francesco
a San
Francesco c’è una via
che ti porta
a casa mia
a casa mia c’è
un altare
con tre
monache a cantare
ce n’è una
più vecchietta
santa Barbara
benedetta!
Questa me la
cantava nonna Idea livornese, trapiantata in Maremma, non la conosce nessuno al
mio paese o almeno mi pare di ricordare così. Potrebbe trattarsi di una
filastrocca della sua infanzia che lei mi ha tramandato. Al mio paese si
racconta staccia buratta che risulta quasi uguale ma non proprio la stessa.
Staccia
stacciante
le pecorine tante
l’uovo del
colombo
alla mi’bimba
le fa sonno
sonno
sonnaro il mese di gennaro
Gennaro andò
alla festa con la ghirlanda in testa
Credeva fosse
d’oro invece era di ginestra
La ginestra
si strappò e
la mi’bimba
s’addormentò
Questa me la raccontava nonno Treves,
una vera e propria miniera di patrimonio folcloristico-tradizionale, me ne ha
raccontate tantissime e, per fortuna, proprio come lui ho ancora una buona
memoria. C’è voluto un po’ di sforzo collettivo per ricostruirla ma aiutata dai
parenti ce l’ho fatta e ora non facciamo altro che ripeterla!
Piovere o non piovere
domani si va a Lovere.
Trovai una fonticina:
mi ci lavai le mani,
mi ci cascò l’anello.
Pesca ripesca, pescai un pesciolino
color turchino.
lo portai a Monsignore,
Monsignore non c’era;
c’erano le sorelle
che facevan le frittelle.
Gliene chiesi una,
la misi sul banco;
il banco era rotto,
sotto c’era un pozzo.
il pozzo era cupo,
dentro c’era un lupo.
Il lupo era vecchio
e non sapeva rifare il letto.
La gatta in camicia,
scoppiava dalle risa.
domani si va a Lovere.
Trovai una fonticina:
mi ci lavai le mani,
mi ci cascò l’anello.
Pesca ripesca, pescai un pesciolino
color turchino.
lo portai a Monsignore,
Monsignore non c’era;
c’erano le sorelle
che facevan le frittelle.
Gliene chiesi una,
la misi sul banco;
il banco era rotto,
sotto c’era un pozzo.
il pozzo era cupo,
dentro c’era un lupo.
Il lupo era vecchio
e non sapeva rifare il letto.
La gatta in camicia,
scoppiava dalle risa.
Infine, questa,
che me la raccontava la mia mamma. Racconta che era nel suo libro di prima
elementare, si trattava di una di quelle poesie che facevano imparare a memoria
ai bambini. Ci piace molto ma la natura dolce e protettiva di Coco esce
continuamente fuori e inizia a farsi domande sulla povera mamma dei pulcini che
quando tornò dai suoi piccoli non li trovò più perché la volpe se li era
mangiati e talvolta ci rimane male!
Tre pulcini andando a spasso
incontrarono la volpe,
che veniva passo passo,
leggiucchiando il suo giornal.
“Buonasera signorina”
disser subito i pulcini.
“Buonasera miei piccini
e di bello che si fa?”
“Poiché mamma è andata fuori,
siam usciti dal pollaio,
vogliam fare un po’ i signori
svolazzando qua e là”.
“Bravi, bravi per davvero!
Voglio stringervi la mano”
Così detto si appressò
e, glù glù, se li mangiò
incontrarono la volpe,
che veniva passo passo,
leggiucchiando il suo giornal.
“Buonasera signorina”
disser subito i pulcini.
“Buonasera miei piccini
e di bello che si fa?”
“Poiché mamma è andata fuori,
siam usciti dal pollaio,
vogliam fare un po’ i signori
svolazzando qua e là”.
“Bravi, bravi per davvero!
Voglio stringervi la mano”
Così detto si appressò
e, glù glù, se li mangiò
Non ci crederai, ma Cavallino ria rò me la cantava mia nonna da piccola. Pur non essendo toscana, per dieci anni ha vissuto a Piombino. Che l'abbia imparata lì e poi esportata a Trieste con me? Misteri delle filastrocche migranti! Quella però la cantava con delle variazioni...c'era un "Per la biada che ti do".
RispondiEliminama sììì hai ragione!!!!!!!! era prendi la biada che ti do!me ne ero dimenticata completamente e poi non poteva essere altrimenti io vengo proprio da lì, vicinissimo a dove tua nonna abitava. ora correggo, grazie!
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