venerdì 8 luglio 2011

Buon compleanno Pinocchio

Ieri era il compleanno di Pinocchio, Il burattino compiva 130 anni.
Mica male per un personaggio creato alla fine dell’Ottocento e che ancora oggi viene letto, ricordato e studiato. Ci sono centinaia e centinaia di articoli dedicati a lui, film con metraggi diversi, fumetti, libri di saggistica, serie televisive, brani musicali singoli fino a concept album e intere opere musicali ma la cosa più importante è che nel 2011 i bambini leggono ancora le sue avventure e ne rimangono colpiti, affascinati  da quel naso che si allunga ogni volta che dice una bugia, dalle gambe di legno che si bruciano quando si addormenta davanti al fuoco, dal Grillo Parlante e dalla Fata Turchina così dolce e comprensiva. La sua bellezza forse sta nella normalità e nella fallibilità, Pinocchio si comporta come un bambino qualunque, non è lontano da noi e per imparare è lecito, e forse qualche volta necessario, sbagliare. Le avventure raccontate sono tante ma una sola è quella vera: la vita, talvolta complessa, fatta di sorprese giornaliere, di scoperte ma anche di disillusioni. Tutto contribuisce alla crescita, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, le avventure andate a buon fine e quelle andate male. Il povero Pinocchio è un bambino buono, con qualche piccolo difetto: è un po’ viziato, è talvolta testardo, vuole decidere da solo, credulone, qualche volta prepotente, è tentato, come tutti del resto, più spesso dalla parte “malvagia” che da quella “buona” degli altri personaggi del libro; ma si sa che  spesso i cattivi hanno più fascino dei buoni. Il diverso, l’anticonformista ti fanno vedere i lati sconosciuti di ogni questione, il bastian contrario ti  aiuta a conoscere un’opinione diversa, non comune, a cui non avevi pensato. E’ vero che spesso i “cattivi” sono delle vere e proprie sirene incantatrici, ti fanno facilmente cedere e cadere nell’errore ma dopo gli errori , c’ è sempre un possibilità di redenzione e il burattino riesce sempre a tornare sulla retta via.


Alla fine, Pinocchio cresce ma dovrà sbagliare molte volte per comprendere, per migliorare; conoscerà la sconfitta, la mancanza di cibo, la derisione, l’abbandono: la Fata Turchina, che lui definisce la sua sorellina, dopo che lui se è andato con il gatto e lo volpe, non c’è più e disperato ne deve accettare la morte.

Una storia complessa ma interessante, un romanzo di crescita e così come lo erano molti romanzi per ragazzi della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento talvolta crudele, pauroso e in alcuni casi sinistro.  Forse Collodi non scrisse mai con l’intenzione di creare un romanzo per bambini ma semplicemente un romanzo,  cosa che in effetti era normale a quel tempo. Moltissimi di quelli che sono considerati scrittori per ragazzi, non lo furono mai, mi viene in mente Twain e ciò spiegherebbe in parte anche il fascino immortale della storia.

Il Pinocchio della mia memoria  è un burattino sorridente che sembra uscire fuori dalla copertina verde acceso di librone alto e grande. Non riesco ad immaginare un’ edizione diversa da quella della mia infanzia così come non riesco a immaginare le avventure e i personaggi della storia diversi da quelli dello sceneggiato di Comencini per la televisione italiana. Quando l’ho letto ricordo distintamente di essermi sentita per la prima volta partecipe della storia, dentro il racconto, mi chiedevo di continuo “perché non si accorge che sta sbagliando, no Pinocchio, non farlo, Lucignolo ti porterà sulla cattiva strada, pensa al tuo babbino a casa che ti aspetta e si fida di te!”.  Ho pianto quando ha ritrovato il su’ babbino nella pancia del pescecane e prima quando la legge la lapide della Fata Turchina. E’ grazie a Pinocchio se mi sono innamorata della lettura, ho compreso il piacere di stare dentro alla storia, non guardarla e basta ma esserne coinvolta,  farne parte. E’ entrato un po’ nella mia vita e prendendomi per mano ha traghettato la mia crescita così come le sue avventure lo avevano fatto diventare grande e trasformato da pezzo di legno in bambino in carne ed ossa.

Auguri Pinocchio, cento di questi anni!

1 commento:

  1. Anche io mi ricordo il librone di quando ero piccolo, ce l'avevo anche io. Però, visto che ai tempi la lettura non era il mio forte, sono rimasto molto più colpito dallo sceneggiato, la cui musichina mi è girata in testa per anni :) Anche quello aveva la sua dose di dolore! Mi ricordo che pianti quando Geppetto cercava Pinocchio e non riusciva ad incontrarlo!

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