martedì 29 gennaio 2013

Uomini o caporali, Senatrici o bidelle?


L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!"(Siamo uomini o caporali, 1955)

Stamani leggendo una notizia breve ho appreso una cosa che già sapevo ma che continua a sconvolgermi, la frase della Senatrice Finocchiaro che faceva riferimento al fatto che lei era una Senatrice mica una bidella!
Naturalmente mi si dirà che è stata una svista, un qui pro quo, che la signora non voleva dire…, che lei per prima difende il lavoro ecc… E queste, aggiungo io, sono cose che si sanno, che ormai sono scolpite a caratteri cubitali nelle nostre menti e mai potremmo diffidare  del fatto che la Senatrice creda che il lavoro non sia uguale e dignitoso per tutti, qualunque esso sia. Però, c’è qualcosa, c’è qualcosa che non mi quadra…dubito, dubito e ancora dubito…
Sarà davvero una semplice gaffe o un altro fulgido esempio di arroganza della Casta, in particolare del PD? Sì, insomma, ultimamente le donne del PD non si sono dimostrate tanto meglio degli altri politici, ricordo Rosy Bindi quando non ha accettato di farsi da parte nel partito e non ha voluto cedere la sua poltrona al Senato  ed era pronta a usufruire della deroga per continuare a stare nei posti di comando. Davvero una bella figura quando la stessa signora nel 1994 chiedeva ai vecchi di farsi da parte…..
E oggi un’altra grande “vecchia” dello stesso partito che dice una cosa così grave. Lo sanno anche i muri che è meglio fare la Senatrice che la bidella, per buona pace delle bidelle, anche loro preferirebbero fare la Senatrice visto che si tratta di un lavoro così facile… intendo dire che ‘ste cazzate le sanno dire tutti!
Eppure sento in quel comportamento, in quelle tre parole in croce un’ arroganza, una superbia che sa di stantio, come se un’investitura di tal genere riguardasse solo poche persone davvero speciali, diverse dagli altri, e per diritto, forse divino, devono stare lì e noi le dobbiamo mantenere lì a qualunque costo. E’ come se avesse detto ” Io sono nata Senatrice, ho diritto ad esserlo, a comandarti mentre tu sei nata bidella e rimarrai sempre tale!”
Ancora di più mi fa tristezza il pensiero che sia stata una donna a dirlo. Anche le donne che sono in politica allora sono distanti dal mondo reale così come lo sono gli uomini. Allora, non possiamo contare neanche su di loro, io che ancora credevo che servissero le donne in politica e che tutto sommato quelle più anziane potessero davvero insegnare alle nuove leve la loro esperienza, è vero: non hanno mai avuto posti di potere importanti ma sono state lì per tanto tempo, non si sono sporcate le mani ma hanno visto, imparato e pensavo fossero pronte ad insegnare. No, niente, mi sono sbagliata un’altra volta, sono lì e vogliono rimanere, sono lì e non vogliono dividere con nessuno il pezzo di torta, ora è il loro turno vogliono la loro parte. Certo i dubbi che siano diventate peggio degli uomini che da quest’ultimi abbiamo preso solo i difetti e le brutture, che siano solo delle povere piccole epigoni dei capi, delle segretarie assurte al rango di braccio destro e che forse non siano nemmeno in grado di guidarci, affiorano…

venerdì 11 gennaio 2013

Uomini e non

C’è una bambina o una poco più che bambina che sta ricevendo improperi e insulti di ogni genere solo per avere vinto dei biglietti gratis per andare ad un concerto, c’è una massa indistinta ed informe di ragazzini della sua età che muore di invidia e per vendetta la ricopre sui social networks di offese della peggior specie e, poi, ci siamo noi adulti che stiamo a guardare, sorpresi, allibiti, increduli che tutto questo sia vero. Quegli adolescenti hanno scritto cose inenarrabili, propositi di vendetta e di omicidio, accuse degne del peggiore dei criminali scritte con una tale sicurezza, senza sbavature, senza spazio alcuno verso la compassione o la pietà. Ma di chi sono figli questi ragazzini tanto inclini all’improperio e forse anche alla violenza?
 Nostri.

giovedì 10 gennaio 2013

Kindle!

E’ arrivato in casa con un corriere postale e dal pacco è uscito fuori un oggetto  piccolo e sottile: un libro anzi no un libro elettronico anzi no un kindle.  Si accende,  si collega al sito di Amazon e si scarica il libro che più  ci interessa,  si paga con la carta di credito e infine si inizia a leggere. Un’operazione che può durare venti  minuti e che ti permette di leggere.  Poi si inizia la lettura e ci si accorge che a tenerlo in mano è davvero leggero, sfogliare le pagine è facile e non sono illuminate come quelle di uno schermo ma sono davvero come quelle di un libro. La lettura non è per niente stancante, gli occhi non si incrociano e non si arrossano neanche dopo molto tempo. Se si fa una pausa il kindle si spenge da solo per risparmiare energia e se si riprende, si riapre alla pagina dove avevamo chiuso. Naturalmente si possono scrivere delle chiose o sottolineare alcune parole o parti del testo che ci interessano di più.  E’ maneggevole, leggero, ben leggibile proprio come un libro e poi usarlo significa risparmiare carta e non avere, nelle nostre case, l’ingombro di pile di libri di ogni genere.  Sicuramente ci saranno modelli  più tecnologici con funzioni molto più numerose ed avanzate ma io dichiaro qui il mio amore per il kindle che è un oggetto tremendamente facile da usare e che non si allontana troppo dal fine principale dell’utente: la lettura. Non mi interessa avere chissà quali funzioni,  io lo uso per leggere ed è la lettura quella che mi procura piacere, rilassamento, voglia di sapere di più sullo scrittore e sui suoi libri.

mercoledì 9 gennaio 2013

Petuzzo e il cavoluzzo

La mamma dice a Petuzzo:
Petuzzo vai nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il tuo babbo che è malato.
“No che non ci vado!”
Allora dirò al cane di morderti:
cane mordi Petuzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo
per il suo babbo che è malato.
“No che non lo mordo!”
Allora dirò alla mazza di bastonarti:
mazza bastona il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo bastono!”
Allora dirò al fuoco di bruciarti:
fuoco brucia la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo brucio!”
Allora dirò all’acqua di spengerti:
acqua spengi il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo spengo!”
Allora dirò al bove di berti:
bove bevi l’acqua che non vuole spengere il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non la bevo!”
Allora dirò alla fune di legarti:
fune lega il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spengere il fuoco
che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non voglio legare!”
Allora dirò al topo di roderti:
topo rodi la fune che non vuole legare il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spengere il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“Rodo rodo!”dice il topo
“lego lego!” dice la fune
“bevo bevo!” dice il bove
“spengo spengo!” dice l’acqua
“brucio brucio!” dice il fuoco
“mordo mordo!”dice il cane
“do do!” dice il bastone
“eh vo, eh vo!” dice Petuzzo.
E va nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo
per il suo babbo che è malato.
E il padre di Petuzzo ebbe il suo cavoluzzo!

Petuzzo\Petruzzo e il cavoluzzo è una storia antica dal sapore ancora moderno visto che ricorda “Alla Fiera dell’Est” di Angelo Branduardi. E’ una vecchia storia raccontata ai bimbi toscani da sempre…. I miei genitori la ricordano ancora bene ma a me non l’hanno mai raccontata. Ora mi fa piacere recuperarla per insegnarla a C e in futuro anche a L.