La storia ha inizio con l’assedio di Stalingrado da parte
tedesca che dura dall’estate del 1942 alla primavera del ‘43 e che segnerà l’inizio della ritirata
tedesca dalla Russia, con la sconfitta della VI armata e con l’arresto del
generale Paulus considerato da tutti quasi come un eroe invincibile. La vicenda
dette il via all’invasione della Germania da parte dei Russi capovolgendo
completamente le sorti della guerra e dei futuri assetti politici europei.
Contemporaneamente, vengono raccontate le vicende dalla famiglia Saposnikov ,
la storia di Liudjmilla moglie dello scienziato Victor che ha perso il figlio
Tolija durante l’assedio, di sua madre, di sua sorella Zenia e di Krimov suo cognato, della nipote Vera che dà alla
luce un bambino anche se sotto un bombardamento, della madre di Victor, ebrea,
che viene uccisa in un lager tedesco mentre stringe la mano ad un bambino non
suo.
In questo libro c’è tutto, tutti i sentimenti, tutti gli
stati d’animo, tutte le contraddizioni e le paure dell’uomo che alla fine lo
rendono uguale al nemico così come ideologie contrapposte alla fine tendono ad
assomigliarsi e ad essere più vicine di quanto si creda. Tutte le dittature
siano esse naziste o comuniste disprezzano l’uomo, attraverso la paura del
prossimo vogliono controllare le masse per disattivarle, renderle innocue,
remissive. Non c’è differenza tra i lager nazisti e quelli sovietici, entrambi
percorrevano gli stessi fini ed erano basati su idee simili.
Il realismo di Grossman è tale che davvero ci sembra di
vivere quei momenti, soffrire della morte nella camera a gas della madre di
Victor, delle torture che hanno inflitto a Krimov, del freddo che hanno patito
i personaggi nelle izbe siberiane; oltre
agli stati d’animo, alle paure, alla disperazione si percepiscono gli odori, i
sapori, le piccole gioie: sì, perché
anche in momenti tragici come quelli, l’uomo riesce comunque a trovare qualcosa
per cui sorridere o sperare come, ad esempio, la nascita di un bimbo o l’amore
adolescenziale di una ragazzina che vuole vivere i suoi anni e se ne infischia
della guerra.
Un testo completo che nonostante le sue mille pagine(o
quasi) non stanca il lettore (a parte per l’iniziale difficoltà nella
comprensione dei nomi dei vari personaggi nonché dei loro nomignoli) che
generalmente rimane rapito non solo dalla Storia e dalle storie raccontate ma
anche dalla scorrevolezza dello stile, dal suo crudo e asciutto realismo e che
non può fare a meno di gridare al capolavoro.
Vita e destino, Vasilij Grossman, 1980.