martedì 26 febbraio 2013

Costanza, prima.

Ho chiamato mia figlia, la grande, Costanza. E’ il nome che avevano le mie bambole quando ero io ad essere piccola; è il nome che portava una donna importante nella storia d’Europa e del mondo occidentale; è un concetto che indica perseveranza, è la capacità di stare con il nostro obiettivo, di viverci insieme. Più che volontà è relazione”(cit.)[1], è sicuramente un aspetto che mi appartiene. Infine, è il nome di una borsa che mi fa impazzire (e che non avrò mai!), simbolo di eleganza, di artigianato raffinato, francese e con un filino (giusto un filo eh!) di puzza sotto il naso…!
E Costanza ha un aspetto che in molti definiscono un po’ francese, con naso all’insù, capelli a spaghetto, grandi occhi marroni espressivi, mani affusolate, gambe lunghe e spalle larghe. E’ semplicemente perfetta, la quintessenza della bellezza.
E Costanza è una bimba forte, determinata, impone la sua personalità con me e non si diverte con i deboli, i bambini accondiscendenti non fanno per lei, quelli buoni buoni che dicono sempre di sì non li soffre, preferisce stare con i suoi pari, preferisce arrabbiarsi piuttosto che vincere facile.
Sa dire la parola mamma con tutte le variazioni possibili di espressione, sa farla diventare una melodia e un grido disperato. Sa farmi arrabbiare, sa farmi spazientire ma è molto più brava a muovermi qualcosa dentro, a inondarmi di amore come se una marea entrasse dentro di me e mi travolgesse e tutto questo solo aprendo le braccia e venendomi incontro.
E Costanza è esattamente la figlia che volevo con il nome che volevo, che sognavo e che per lunghi anni ho cercato ogni mese, costantemente. Poi ti sei fatta realtà e ora so che i sogni si avverano.

Poi è arrivata Livia, la mia seconda puzzolina, ma questo è un altro bel post….
Con questo post, partecipo al blog tank di Donna Moderna Il primo dono che fai a tuo figlio è il nome

mercoledì 20 febbraio 2013

Meritate/meditate vacanze

Vacanze dove? Come, con chi? Ecco, l’atroce dubbio che mi attanaglia sempre più spesso….
Sono una di quelle persone che pensa per buona parte della giornata a come saranno le sue vacanze, con chi le passerò, dove andare e quando partire. Probabilmente, è diventato un modo per fuggire dalla realtà, dal tran-tran di tutti i giorni, per sognare di rilassarmi completamente, ricaricarmi e rimettermi totalmente in forze per poi affrontare la vita con più energia e con nuove idee e buoni propositi. Ora poi, che ci sono due bambine piuttosto piccole è diventato un vero e proprio esercizio mentale, pensare alla vacanza che farò con mio marito, dassoli, o tutti insieme, mi fa stare bene.

martedì 19 febbraio 2013

Poche idee ma confuse ovvero perché domenica non andrò a votare (se ci riesco...)

Un anno e mezzo fa: ”Se non cambiano la legge elettorale non vado a votare”

Oggi, martedì 19 febbraio, 2013
So già che domenica mi dovrò fare incatenare ad una sedia, chiudere in casa a quattro mandate, mettermi un cappuccio in testa e sperare che la mia coscienza di brava e responsabile elettrice di sinistra non prenda il sopravvento su di me,  affinché non esca per andare  a votare. No, dai,questa volta è deciso, la misura è colma, non si torna indietro: non vado a votare, faccio finta che sia una domenica qualsiasi, magari porto al parco le bambine e riesco a dimenticarmelo pure che è la prima volta nella mia vita da maggiorenne che le salto. Non sarà facile per me, non sono mai mancata, neanche per i referendum. 
Vivo il voto come l’unico modo per fare sentire la mia voce, la vera espressione della democrazia, l’unico strumento importante che ho tra le mani ed è forse per questi motivi, gli stessi per cui fino ad ora ho votato, che questa volta non vado. Sono stufa di andare a votare un partito che sceglierà poi chi fare entrare in Parlamento, io lo do al partito e loro sceglieranno per me; ma perché devo continuare a fidarmi di qualcuno che in questi anni non ha fatto niente per me, anzi mi ha continuamente deluso?! Ma quale moglie si fiderebbe di un marito fedifrago che ha reiterato il suo errore più e più volte????!

mercoledì 13 febbraio 2013

La mia famiglia e altri animali


La storia di una strampalata famiglia Inglese, che decide i trasferirsi per qualche tempo nell’isola greca di Corfù, fa da sfondo al racconto della passione tra un bambino quasi adolescente, personificato dallo scrittore, e le “scienze naturali”. Un amore appena nato ma già travolgente per l’osservazione della natura, dei fenomeni naturali ed in particolare per gli animali, partendo dagli insetti per raggiungere tutti quelli domestici o addomesticabili. La fortuna di vivere in totale libertà su un’isola e potere scorrazzare, nuotare, scoprire ogni angolo anche il più nascosto di questa perla del Mediterraneo, senza limiti, senza freni, senza che alcun adulto si intrometta in questo amore totale, in una vera e propria immersione nella natura dell’isola che al tempo era incontaminata e ancora selvaggia. Intorno a lui un pullulare di personaggi a partire dalla madre e dai fratelli ognuno con le proprie caratteristiche e con le proprie inclinazioni: il fratello cacciatore con la mania per le armi che avrebbe potuto sparare a qualunque cosa si muovesse, lo scrittore (che da grande diventerà davvero uno scrittore famoso) con strane idee in testa, un giorno depresso ed un giorno euforico, una madre dolce che prepara verdure fresche di stagione e tanti altri personaggi strani che fanno parte di una piccola comunità di Inglesi trasferitasi sull’isola greca per diletto o per svernare. Naturalmente, la maggiore parte di loro erano niente di più che ricchi nullafacenti in cerca di ozi più o meno interessanti con cui passare le giornate e ciò vale anche per la famiglia Durrel che continua a vivere alla maniera inglese, da colonizzatori dell’isola, cercando di ricreare lì quegli appuntamenti e quegli eventi che avrebbero vissuto anche nel Regno Unito. 

martedì 12 febbraio 2013

Discorsi di una mamma che voleva essere una faffalla, gialla


A che cosa ti vuoi vestire quest’anno per carnevale? A faffalla, mamma! Gialla!

Stamani io vorrei vestirmi da farfalla (come lei), due belle ali gialle, di tulle con molti lustrini, maglione bianco a collo alto, collant bianchi, senza scarpe e due belle antenne in testa. Poi andrei in giro in centro, nella mia città e vorrei proprio vedere la sorpresa negli occhi altrui, il divertimento, forse anche la compassione nel guardare una della mia età, così conciata. Vorrei potere guardare il mondo con gli occhi di una bambina, sereni, rilassati, concentrati. Vorrei potere respirare un’aria frizzante, pulita, fredda con cui aprire i polmoni, ricaricarmi di voglie, di desideri, di obiettivi. E vorrei potere volare per allontanarmi da terra, per vedere le cose dall’alto, per rendere tutto relativo e talvolta un po’ più distante. Ogni tanto, potrei fare dei salti ma non tanto alti, così giusto per sentirmi un po’ più leggera e vorrei provare a ridere per niente come quando da bimbi prende la ridarella e non sai perché ridi ma continui a ridere. Sì, sento che è un sacco di tempo che non rido di cuore tanto fino a farmi venire le lacrime e il mal di pancia.

Mi sono piombate addosso delle novità, belle, anzi no bellissime ma mi hanno sconquassato, travolto e ancora me le porto addosso come un peso. Temo di non godere appieno delle fortune che ho avuto in dono, voglio innalzarmi comprendere tutto l’insieme e solo dopo scendere nel particolare. Ho bisogno di un corpo tutto mio, di leggerezza, di freschezza, di risate, della vita che mi ero cucita addosso con grande sudore e determinazione e che ora è sospesa, attaccata ad un filo sottile sottile che rischia di rompersi da un momento all’altro. Non voglio che si rompa. Voglio di nuovo essere me, non quella di prima, quella nuova cambiata dagli eventi, cresciuta, rinforzata ma sempre me.

Voglio la primavera che è la stagione dei desideri, delle aspirazioni,delle novità e poi voglio l’estate il caldo torrido e le maniche corte e ritrovare un po’ di libertà che mi fa sentire bene, viva, me.

Ora chi conosce una delle mie Fortune, sa il perché usi (una delle mie Fortune, appunto, è il soggetto) così tanto il verbo volere, declinato sempre alla prima persona singolare; forse perché la mamma lo usa regolarmente e talvolta ne abusa pure…?!

lunedì 4 febbraio 2013

Le correzioni


A Saint Jude tutto scorre sempre nello stesso modo e i Lambert vivono una vita ormai sempre uguale a se stessa, ammorbata dalla malattia di Alfred e dalle correzioni di Enid mentre entrambi accumulano oggetti di ogni genere nella loro casa. La malattia conduce Alfred alla demenza, alle allucinazioni, alla infermità e mentre lui combatte per continuare a vivere anche senza dignità, Enid vive una vita che non c’è più e che in gran parte non c’è mai stata, covando il desiderio di vedere per un' ultima volta i figli tutti insieme a Natale. I Lambert ancora una volta, tutti, sotto lo stesso tetto per le festività; un po’ come in  qualche vecchio film, dove tutto è perfetto, dove i bambini aspettano ferventi l’arrivo di Babbo Natale, dove qualcuno ha preparato una cena o un pranzo con le pietanze tipiche di quel giorno, allestite con ricette ed ingredienti sempre uguali a se stessi,dove verranno donati regali inutili che chiunque li riceva li odierà a prima vista ma che non si esimerà da dire che era proprio ciò di cui aveva bisogno, racconti di famiglia sentiti migliaia di volte…..