martedì 22 ottobre 2013

Facce di m...a (mamma): le insuvvate

Non è bello parlare male dei conoscenti, lo so, ma certe volte è inevitabile. Ci sono persone che mi irritano talmente tanto che anche se non mi hanno mai rivolto la parola mi creano comunque una tale irritazione che viene a me il desiderio di rivolgermi a loro e castigarli con qualche battuta acida delle mie. Qualcuno direbbe che “mi sono tappata” nel senso che la mia irritazione è tale che la devo, bada bene, devo abbattere su qualcuno per tornare la me di sempre (ovvero mediamente calma).
Ecco, quella persona o quelle persone sono le mamme insuvvate che parcheggiano sulle strisce davanti all’entrata della scuola di mia figlia (tutto il mondo è paese, Siro!), che fanno scendere di macchina prima i loro tacchi e le loro borse (Luis Vuitton ma anche Gherardini qui va molto!) e poi scendono con i loro giubbettini di pelle colore chiaro, i loro capelli biondomesciatifintoribelli e fanno scendere piccoli principi biondi, vestiti per un incontro informale ad Ascot o principesse rock dotate di tutù, chiodo e anfibio aggro.

mercoledì 9 ottobre 2013

Sic transit gloria mundi...

Credo che oggi, intendendo proprio in questi giorni, essere Daniela Santanchè non deve essere facile….Probabilmente, essere Daniela Santanchè non è mai stato facile. Sgomitare da tutta la vita, cercando di raggiungere il potere, sfruttando tutti i metodi possibili ed immaginabili deve essere difficile. Volere essere forte, potente, perfetta, irraggiungibile e non riuscirci mai, dico mai, dopo anni e anni di tentativi, è sicuramente frustrante. Avere 53 anni ed essere tirata come una "strombola", con un viso deformato da una bocca che spero che non sia sua di “natura” ma che dalle mie parti non esiterebbero a definire “a ciabatta”, una voce inascoltabile, un modo di interloquire insopportabile: scandisce tutte le parole, quasi le sillaba, come se chi ascolta fosse scemo o sordo, alzando inutilmente la voce per attirare l’attenzione su di sé. Senza considerare i contenuti, cavalcare ogni argomento cavalcabile: la maternità, i problemi femminili, ogni tipo di paura o di sospetto verso il “diverso” che siano extracomunitari, zingari, comunisti o omosessuali, tutti insieme in un unico calderone, trasformandosi all’occorrenza in una perfetta dama di carità che aiuta i bambini poveri e malati, amante dell’arte e dopo un attimo urlare contro quelli che volevano fare fuori B. No, impossibile, non può essere facile.
Comunque, anche leggendo la sua biografia, c’è da aspettarsi che non abbia ancora finito di sparare cartucce e che, a breve, sia pronta per riciclarsi in qualche altra forma (io, per esempio, dopo il pitone la vedo bene come lucertola o come drago di Comodo che nonostante l’aspetto, sono, in fin dei conti, innocui) tipo fervente religiosa e “devota di papa Francesco”(oddio, in questo caso, c’è da rifarsi la verginità e lì la vedo dura eh!) oppure come opinionista in un reality dove il protagonista è il figlio. Sì, la vedo bene quasi dappertutto in qualsiasi ruolo che abbia a che fare con lo spettacolo o con la televisione (anche come tronista dalla De Filippi), meno bene la vedo in politica….la nostra mancata vicepresidente della Camera…!
Però, alzi la mano chi dice che il “suo” non l’ha fatto, intendo dire che è anche grazie a lei che B. è (spero definitivamente) andato a fondo. E’ proprio vicino a lui che ha dimostrato le sue doti di fine politica, di raffinata stratega, di elegante statista….

sabato 5 ottobre 2013

I soliti fanca...sti di sempre....!

Questo post è dedicato a Chissoio.
E’ stata la nostra prima volta senza bambine ed è andata bene....
Non voglio fare quella che si lamenta, le bimbe ce le siamo fatte e ce le teniamo con, almeno mi sembra, dedizione totale e amore, con qualche sacrificio e molti sforzi organizzativi. Siamo, credo, felici e non vorremmo mai tornare indietro. Avere figli è un privilegio della donna che lo condivide con un uomo del tutto speciale e i figli ci investono come treni in corsa, ci atterrano, ci fanno volare, ci stancano e ci danno e ci tolgono energie che mai avremmo sospettato di possedere. Tutto viene riprogrammato, quello che era normale diventa speciale e il tempo non basta mai. Le ore sono sempre lunghissime quando siamo a lavorare e cortissime quando siamo con i nostri bimbi.
Però, dopo tre anni insieme, senti di poterti avventurare in qualcosa che non preveda la presenza delle bambine, qualcosa in cui sarebbero di troppo, dove si stancherebbero, piangerebbero, patirebbero il cambio di ambiente, clima, orari. Qualcosa da fare in due senza le marmocchie, tanto per capire se siamo ancora capaci di stare in un consesso di persone che non abbiano in comune con noi solo i figli, le loro attitudini, interessi e similia. Quelle persone che hai conosciuto in un periodo diverso della vita e che hai scelto di frequentare, di conoscere e con le quale sai lasciarti andare a sonore, grasse risate, ricordi, discorsi seri, poco seri  e stupidi. In una parola "amici".
Non abbiamo mai smesso di frequentare i nostri amici “storici” ma lo abbiamo fatto sempre con grandissima parsimonia, e sempre con le nostre piccole presenti. Nemmeno per un attimo siamo stati davvero noi stessi o per lo meno quei due fancazzisti che siamo da sempre io e Chissoio. Non abbiamo mai abbandonato il ruolo di genitore, educatore, serio, che non abbassa mai la guardia. Era ora di provarci.

lunedì 23 settembre 2013

Genitocialtroni in campeggio

Ci sono cose che solo la gente davvero coraggiosa riesce a fare, imprese titaniche che solo pochi audaci tentano e solo poche volte riescono a portare a termine con successo, operazioni di grande precisione  che richiedono programmazione e cura dei dettagli, cose da esperti insomma…. Per alcuni la vacanza è così e lo è soprattutto da quando hanno figli: si organizzano per tempo, scrivono liste, fanno valige abbondanti senza però esagerare, hanno attrezzature che rendono la vacanza più piacevole e i carichi più leggeri. Ecco, tutta roba che non fa per noi. Noi non siamo fini strateghi in nessun campo dello scibile, non siamo precisi per niente, siamo sicuramente distratti, arruffoni, pigri, in una sola parola: cialtroni. Non so se si è capito il senso ma dalle nostre parti si dice così e non c’è bisogno di aggiungere altro.
Prima siamo stati motocialtroni e ora siamo genitocialtroni. Un tempo avevamo una moto da viaggio, una piccolissima tenda, due borse piccole e morbide da moto e basta e ci andavano in giro ovunque spendendo il giusto, divertendosi, passando tutto il nostro tempo insieme, soli e un po’avventurosi (non troppo). Partire era facile, poche cose infilate dentro le due borse, uno zaino per me e uno per la moto, la tenda agganciata dietro e via. Senza guardare l’orologio, senza programmare quasi niente, tranquilli, rilassati, senza pensieri . Questa è più o meno quello che si avvicina di più alla definizione di vacanza per me e Chissoio ed è quello che non ci accade più da un sacco di tempo.
Naturalmente avendo questa natura, diciamo vagamente frikkettona, pensavamo di applicare anche alle vacanze con figlie al seguito, i (non) principi organizzativi che usavamo prima. E naturalmente ci sbagliavamo…
La nostra prima vacanza in campeggio con le bambine ci ha fatto capire alcune cose: siamo due cialtroni, male organizzati anzi non organizzati, ci mancava tutto ma proprio tutto a partire dalla tenda, dal tavolo, le sedie, un modo efficiente di fare ombra, valige intelligenti o quantomeno “pensate” e non valige abbozzate con migliaia di vestiti per le bimbe e due stracci non mettibili per me e Chissoio, una tenda altezza uomo e non la nostra vecchia canadese dai colori improbabili detta anche dai nostri cari: la ricchiontendariposinpace (senza offesa ma sembrava più adatta al gaypride che non ad un campeggio stellato nel sud della Francia).
Abbiamo provato a rimediare passando alcune ore al Decatlhon più vicino, comprando tutto il comprabile, sedie tavoli e quant’altro, astenendoci dall’acquistare anche una tenda nuova visto che, in quella fase che non stenterei a definire disperata, c’era chi pensava di darsi alla macchia o trasferirsi nel primo albergo disponibile. Dopo è andato tutto un po’meglio, mangiare seduti e potere appoggiare il piatto su un ripiano è stato comodo e piacevole e ha risolto problemi di natura igienica. Al momento siamo senza tenda, dopo la morte definitiva della ricchiontendariposinpace, non ce la siamo sentita di comprarne una nuova, per l’ombra valuteremo in seguito…

Il resto della vacanza è andato bene a parte qualche disagio per la bambina grande che temeva che la tavoletta del wc ruotante e igienizzata automaticamente (che non escluderei rappresentasse il fiore all’occhiello del campeggio) la inghiottisse, ergo un rifiuto quasi totale di fare i suoi bisogni nei bagni (il problema è stato risolto mettendo in atto il sistema degli “antichi”). Siamo stati bene, ci siamo ancora una volta resi conto di come siamo e di come non cambieremo mai, del resto c’è tutto l’inverno per dimenticare la lezione ed proprio quello che faremo nei mesi a venire: scorderemo tutto con metodo e disciplina, l’unica di cui siamo capaci.

lunedì 16 settembre 2013

Ricominciare

E’ passato un sacco di tempo dal mio ultimo post e oggi sento finalmente il bisogno di riprendere a scrivere qualcosa. La mia è stata una lunghissima estate come non ce ne erano state così da troppo tempo, è stata così lunga che alla fine quasi quasi mi stava annoiando e, sinceramente, erano anni che non provavo questa sensazione. Presente quando nei primi giorni di Settembre  sei stanca di andare al mare e hai voglia di fare qualcosa di nuovo e sai che tra pochi giorni inizierà la scuola e, forse, è il caso di riprendere in mano i libri, ripassare un po’ di coniugazioni e di sintassi e hai quasi voglia di rivedere i compagni di scuola e guardi con un minimo di interesse alle vetrine che espongono le collezioni invernali senza, come ti accadeva nei mesi prima, essere attraversata da una sensazione di prurito su tutto il corpo come quando ci si mette la maglietta di lana dopo avere sudato???!Ecco io l’ho provato quest’anno a vent’anni dalla fine del liceo e sono soddisfazioni.
In effetti, ho passato un sacco di giorni in ferie, al mare, con le bambine, dai nonni e in campeggio, da sola e con Chissoio, senza alcuna fonte di informazione (Radio, televisione, internet, quotidiani), ho incontrato parenti, amici, amiche e anche fatto nuove conoscenze sulla spiaggia. Approfittando del tempo libero e della presenza di almeno tre\quattro tati al giorni ho corso, fatto il bagno, ciarlato, letto una quantità di libri non credibile per una donna con due figlie al seguito. In parole povere non ho fatto praticamente niente, non ho lavorato, pulito, cucinato, lavato, stirato, mi sono solo occupata delle bambine quando non c’era quella folla di tati che aveva una voglia matta di stare, coccolare,ascoltare, aiutare, sorreggere le mie bimbe…..
Tutti questo è successo lontano dalla nostra città, quella in cui viviamo, lavoriamo, andiamo a scuola e quindi il fatidico rientro è prima o poi avvenuto. Ora dopo due settimane sto già annaspando tra: ricerca di lavoro (che non si vuole fare trovare)o cambio di lavoro, inserimento figlia grande alla scuola materna, inserimento figlia piccola al nido, corso di nuoto ancora da iniziare, corso di restauro dell’arte contemporanea che non riuscirò mai a finire e questo lo so di già ma finchè posso resisto, parcheggio, casa, spesa, stress, preoccupazioni varie e come valvola di sfogo il blog ogni tanto.
Però l’effetto vacanza interminabile sta continuando e io sto riiniziando, con la lentezza di un bradipo, provando una sensazione positiva, di ottimismo , di voglia di fare, e un non so che mi fa sperare bene. Per quanto ancora vivrò su questa nuvoletta pannosa e rosa?! Le previsioni del tempo hanno messo temporali….

domenica 4 agosto 2013

La casa del silenzio

Fatma è ormai vecchia, incartapecorita, astiosa e con molti rimorsi ma soprattutto con un profondo odio verso quel nano che la riverisce giorno e notte,  che si prende cura di lei ventiquattro ore su ventiquattro e che sta lì a ricordarle continuamente l’adulterio che suo marito ha commesso, mettendo al mondo altri due figli fuori del matrimonio. Quel nano sta lì a ricordarle quanto la sua malvagità non abbia avuto limiti quando, ancora piccoli, li ha presi a bastonate e trasformati in storpi. E lei vive ricordando la vita che ha fatto, il marito che ha amato, detestato, odiato per tanti anni, in un turbine mai fermo di passioni contrapposte, paura, desiderio, ribrezzo, odio; vive ricordando la sua immobilità, relegata per anni nella sua stanza, a contare i gioielli ognuno dei quali raccontava un episodio della sua vita di ragazza quando ancora abitava ad Istanbul e frequentava le figlie di un Pascià. 

giovedì 18 luglio 2013

Besta, ti odio!

Come buona parte degli Italiani anzi dei cittadini di tutto il mondo anche io posseggo un po’ di mobili dell’Ikea. In effetti i mobili sono carini e costano il giusto ma, secondo il mio modesto parere, non sono di grande qualità. Vanno decisamente bene per case piccole non abitate da bambini o per seconde case al mare o in montagna, che sfrutti solo per alcuni mesi all’anno, ma non per case degne di questo nome. In fatti, se usati, dopo poco tempo iniziano a cedere, ad avere un aspetto decrepito, ad avere fitte di provenienza sconosciuta. Si sarà capito, ma non sono una grande fan dell’Ikea così come non lo sono di buona parte degli oggetti low-cost&low-quality. Questo non significa che non compro cercando di risparmiare ma su alcune cose che, secondo me, meritano non mi dispiace spendere due soldi in più, magari fare un sacrificio e cercare qualcosa di qualità, fatto con materiali sicuri e piacevole alla vista. Spesso, se parliamo di mobili, si tratta anche di oggetti fatti in Italia da ditte italiane (naturalmente è cambiato tutto anche in questo settore) o che perlomeno hanno mantenuto qui i loro centri di ricerca e di studio.
Ecco perché, avrei voluto quello libreria marca Poliform. Semplicemente perfetta, capiente, modulabile, bianca e alla vista resistente, naturalmente molto molto cara.

giovedì 11 luglio 2013

L'importanza di avere un anno

Buon compleanno piccola mia!
Con molta presunzione, lo ammetto, ho provato a immaginare cosa potrebbe avere pensato la mia piccola del suo primo anno di vita, dalla nascita ad ora, del nostro lento ma inesorabile distacco.

Sono nata in una giornata di sole e di caldo. Con me c’era Lei, che poi non era nient’altro che me stessa; d’accordo, era la mia mamma ma lei e io eravamo, e in parte lo siamo anche adesso, la stessa cosa; un tutt’ uno indivisibile, noi sentiamo, proviamo, soffriamo, pensiamo le stesse cose negli stessi tempi con la stessa intensità e troviamo, quasi sempre, le stesse soluzioni. Tra noi due non c’ è alcuna differenza ed infatti tanto valeva rimanere dentro al caldo, nel pancione… Ma quella mattina mi hanno strappato a forza da lei, mi è venuto da piangere forte, dopo mi hanno lavato, avvolto in un asciugamano e poi finalmente mi hanno messo vicino a Lei. Ho sentito il suo odore, il battito del suo cuore e allora mi sono un po’ calmata. Poi, ho conosciuto altri odori che mi sarebbero diventati familiari, quello di un uomo dolce e gentile che per primo mi ha cambiato il pannolino e quello di una bambina con un bellissimo vestito a fiori che a fatica pronunciava il mio nome e che mi ha dato dei baci forti.
Era la mia TTatta, colei che non mi stanco mai di osservare, che imito in tutto quello che fa, che guardo con devozione totale. Mi fa ridere a crepapelle e mi fa piangere, mi fa divertire e mi fa arrabbiare, mi manca quando non c’è e è di troppo quando vuole farsi coccolare dalla mia mamma. Ma io la perdono sempre, qualsiasi cosa faccia.

Ora sto quasi per camminare, so dire alcune parole, applaudo molto, indico le cose che voglio e dico “cheo”, sì insomma mi do da fare, voglio crescere, imparare, capire anche se la mia mamma mi dice sempre di non avere fretta. Fra un po’ andrò all ’asilo, sono tutti felici ma poi la mamma si mette a pensare che il distacco tra noi non sarà facile che in fondo stiamo tanto bene insieme e, in effetti, anche io sono d’accordo con lei… Perché diventare due esseri distinti quando stiamo tanto bene come se fossimo una persona sola?!

martedì 2 luglio 2013

I viaggi migliori si fanno seduti in poltrona ovvero: la Grecia che non c'è e che non c'è mai stata

Ogni volta che vado in Grecia vorrei essere in un altro posto e ogni volta che vado in Grecia, quando torno, vorrei essere in vacanza in Grecia.
Non è facile da spiegare a parole ma quel luogo rappresenta qualcosa nella mia testa che, nella realtà, non lo è. La Grecia è nei miei sogni, è il paradiso sceso sulla terra, è la sintesi perfetta di ciò che giudico bello, positivo, perfettamente in equilibrio tra natura incontaminata, clima caldo e asciutto, brezza leggera e rinfrescante, sole fino a tarda sera e acqua cristallina. E’ la Grecia degli antichi, quella che ho nella mente dalle letture numerosissime e faticose che mi accompagnano da quando ero adolescente, un luogo che mi sono costruita piano piano negli anni, delineando paesaggi, città, architetture, decorazioni, personaggi e persone, vestiti e perfino acconciature. Ho vissuto quei luoghi come reali, tangibili e eterni. qualcuno mi ha accompagnato in visita alle metropoli antiche, qualcuno in isole sperdute, altri in cima all’Olimpo tra gli Dei a curiosare tra le vite degli umani. Guerre epocali, città simbolo, personaggi mitici hanno affollato la mia mente e li ho vissuti come veri, come se fossero stati dietro l’angolo e senza tempo. Già...il tempo, mai considerata una variabile, e del resto come darmi contro, ero adolescente, vivevo solo il presente.

martedì 25 giugno 2013

C'è chi può e chi non può

Le risposte a queste domande le ho di già. Tempo fa mi sono imposta il silenzio e il machissenefrega ma ogni tanto un rigurgito di indignazione sale fino a tracimare fuori e non posso fare a meno di sfogarmi….!

Si è dimessa la Idem.

Ha fatto bene, ha fatto quello che avrebbero dovuto fare in molti, anzi no, in troppi nel nostro Parlamento, Onorevoli e Senatori di tutti gli schieramenti, ministri e viceministri, uomini e donne che, invece, non l’hanno mai fatto. Una buona fetta dei nostri Parlamentari sono inquisiti ma sono presunti innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, possono rimanere in Parlamento serenamente e magari concorrere anche a definire una legge sulla giustizia che riesca in qualche modo a salvarli ma la Ministra delle Pari Opportunità, che per una volta non è solo una bella figliola con un paio di occhiali che la rendono intelligente e una collana di perle che la rende elegante, per lei, tutto questo non vale. La Idem doveva dare un segnale forte di un Governo nuovo fatto da persone oneste che si dimettono se viene scoperto qualcosa di non chiaro sul proprio conto e così lei si è coperta il capo di cenere e si è dimessa. Ha ammesso di non sapere cosa fosse effettivamente successo, ha confermato di avere dato mandato ai suoi familiari di gestire le sue finanze in modo trasparente e legale e che poi non se ne è più preoccupata e qualcuno ha fatto, a suo nome, degli illeciti.

Io ci credo.

Credo che si sia per anni allenata ogni giorno per otto ore e che con ogni probabilità, per le restanti ore, si sia occupata dell’educazione dei suoi due o tre figli come fanno tutte le madri lavoratrici e che, di conseguenza, abbia lasciato correre sugli aspetti finanziari ed economici della sua attività. Non escludo che sia lei la prima ad essere sorpresa per quello che è successo.
Non è bellissima, non è elegante, o almeno non mi è sembrata una che pensa più all’apparire che all’essere, è una persona di successo ma concreta, reale, nordica direi. Da Ministro, a mio parere, non era partita male, aveva cercato il dialogo con l’associazionismo, aveva previsto la sua presenza al gay-pride prossimo venturo, insomma si stava muovendo bene e con una certa solerzia. Ha subito offese ed ingiurie di ogni genere e se ne è andata, dimostrando una qualche dignità.


Ma perché tutti chiedono soprattutto da destra (ma anche con i silenzi della sinistra) di andare via alla Idem per sospette irregolarità finanziarie mentre in coro, a gran voce, si chiede a Berlusconi di restare?! 
Conviene rischiare un Governo, seppur inconcludente e di poco conto come questo, per un vecchio guardone impotente????

domenica 26 maggio 2013

Addormento Rosso

Sempre gli stessi personaggi per un'altra piccola storia, inventata dalla mamma, e che ha avuto grande successo in famiglia. In particolare, quando la nonna picchia il Lupo, riesce a scaturire ricche e grasse risate...

Questa è la storia di una bambina che si chiamava Addormento Rosso.
La piccola Addormento Rosso viveva insieme alla sua mamma in una casetta ai margini del bosco ed era una bimba che non riusciva a stare mai ferma, faceva sempre tantissime cose, non si fermava mai, passava da un gioco all’altro senza interruzioni, non faceva mai una pausa. Anche di notte Addormento dormiva pochissimo, si fermava per qualche minuto e poi ripartiva di slancio. Non era una bambina cattiva o disubbidiente, solo che faceva sempre qualcosa e voleva giocare, giocare, e giocare. Si svegliava cantando, poi correva nel bosco, giocava con gli animali del cortile, poi con le bambole, correva nei prati, andava a caccia di girini, poi faceva dei disegni, poi dipingeva un po’, poi camminava fino al villaggio per andare a giocare con dei bambini suoi amici, poi tornava sempre a piedi o addirittura saltando e tutto questo accadeva prima di pranzo!!! 

lunedì 6 maggio 2013

Cappuccino Rosso??!!

Declinare Cappuccetto Rosso in tutti i modi possibili e immaginabili è lo sport più praticato a casa mia. Oltre alla favola classica e agli ormai noti Cappuccetto verde, bianco e giallo (quest’ultima è la sua preferita), abbiamo inventato noi (babbo e mamma) alcune storie e abbiamo riscosso un certo successo presso il nostro ristretto ma sofisticato pubblico. Ancora una volta scrivo per non dimenticare.

Cappuccino Rosso

C’era una volta una bambina che adorava bere il cappuccino. E’ per questo motivo che tutte ma proprio tutte le mattine andava al bar e ordinava un cappuccino. Il barista era così abituato a vedere entrare la bambina e sentirsi domandare un cappuccino che, appena Cappuccino Rosso entrava, iniziava a prepararlo senza nemmeno chiederle cosa volesse.

Una mattina, Cappuccino Rosso, come al solito, entrò nel bar, dette il buongiorno a tutti i conoscenti e chiese un cappuccino . Il barista subito lo preparò e glielo servì. Dopo pochi minuti, entrò anche un lupo, uno che non si faceva mai vedere da quelle parti, e, anche lui, chiese un cappuccino. Il barista allora rispose: “Mi deve scusare signor Lupo ma abbiamo finito il latte quindi non possiamo più fare cappuccini”. “Ma come sarebbe a dire?”, disse il Lupo, “Io sono entrato apposta per bermi un cappuccino e voi non avete più il latte???!! Ma io voglio il mio cappuccino!!! Il bar più vicino dista tre chilometri, non posso aspettare oltre!” . Allora il barista:” ehm… davvero mi dispiace signor Lupo, proprio non posso fare niente per lei, l’ultimo l’ho fatto a quella bambina lì nell’angolo, vede?”. ”Bambina?...Lì nell’angolo? Mah..allora….quasi quasi….” e iniziò ad avvicinarsi a Cappuccino Rosso, poi, quando fu vicino abbastanza, senza dire né ohi né ahi in un sol boccone se la mangiò.

Tutti rimasero allibiti, il barista chiese spiegazioni e il Lupo candidamente rispose che questo era, a suo dire, l’unico modo per bersi un cappuccino visto che la bambina ne aveva uno nello stomaco, ancora caldo!
Nel frattempo entrò nel bar una vecchina con l’ombrello e subito chiese al barista se aveva visto una bambina, anzi la sua nipotina, con la quale aveva un appuntamento. Il barista rispose che sì in effetti l’aveva vista ma che se l’era appena mangiata il Lupo. Allora la nonnina avvicinandosi all’animale disse:” Mi scusi, ma lei perché si sarebbe mangiato la mia nipotina?”. E il Lupo: “Ehm… vede signora, non è che ce l’avevo con sua nipote in particolare ma era l’ultima persona che si era bevuta un cappuccino e quindi se volevo avere un cappuccino in pancia dovevo per forza mangiarmi la bambina”.”Che cosa???!!! Mi renda subito mia nipote, immediatamente!!!!!!!!! Disse la nonna e iniziò a picchiare il Lupo con l’ombrello, doing doing doing e il Lupo:” Ma nonnina, no la prego aspett ahi ahi, mi facc ahi ahi spiegar ahi ahi!”. Naturalmente, dopo un po’ che prendeva ombrellate e calci dalla vecchietta il Lupo si convinse a restituire la bambina… si provocò il vomito e subito la bimba venne fuori dalla sua bocca. 
Cappuccino Rosso uscì un po’ sorpresa perché era all’oscuro di tutto, nessuno le aveva detto perché il lupo l’avesse mangiata ma appena vide la nonna la abbracciò contenta. “Oh piccola mia!” le disse la nonna “stai bene? Il lupo ti aveva mangiato ma l’ho convinto a lasciarti andare; a dire il vero, non ce l’aveva con te, aveva solo tanta voglia di bersi un cappuccino! Ma ora è tutto passato! Che ne dici se festeggiamo la fine di questa brutta avventura con un bel cappuccino? Anzi, che ne dici se gliene offriamo uno?” . E la bimba: “Ma sì certo nonnina, volentieri! Il barista però ha detto che ha finito il latte!”, e la nonna: “Sì, è vero, ma non quello di soia! Barista due cappuccini con latte di soia, anzi no, tre cappuccini con il latte di soia, uno offriamolo al Lupo, così la prossima volta evita di mangiarsi una bambina solo perché a voglia di bersi un cappuccino!!!!!!!!!!!!!!  

giovedì 18 aprile 2013

Fai bei sogni

Una storia senza dubbio toccante e incredibile, degna di un romanzo e che invece è successa davvero. Per tutta la vita Massimo Gramellini, vicedirettore della Stampa, ha creduto di essere rimasto orfano perché la madre era morta di infarto, a seguito delle cure a cui si stava sottoponendo, dopo l’asportazione di un tumore e invece…

Niente è come sembra e non è come sembra neanche quello che sembra essere un punto fermo, intorno al quale costruisci tutto te stesso, le tue inclinazioni, buona parte del tuo carattere. Sapere, solo dopo i quaranta anni, che cosa sia accaduto veramente, ti fa rivivere tutto quello che hai già vissuto ma con occhi totalmente diversi, rivalutando le persone, i comportamenti, comprendendo cose e fatti che apparivano non totalmente comprensibili. Diciamo che dopo lo shock della notizia, certamente, la mente si schiarisce e riesci a comprendere ogni gesto, ogni azione, ogni fatto e ogni conseguenza del passato a cui non eri riuscito a dare una risposta ma che avevi accettato e basta. Anzi, in qualche modo avevi costruito il “tuo personaggio” proprio sul dolore di quella perdita, su una ferita mai risarcita. Ti eri costruito un immagine della defunta, come quella di una santa, neanche più una persona, ma un’immaginetta da giornalino della parrocchia e poi scopri che era una persona vera, era stata un individuo in carne ed ossa, aveva fatto qualche errore e aveva qualche debolezza, tutte cose piccole che non inficiano sull’opinione che si ha di una madre che è venuta a mancare ancora giovanissima ma che la riportano tra di noi, tra gli uomini.

giovedì 11 aprile 2013

Steffi, telefonaaaaa (Ho letto open di A. Agassi)!!!!!!!!!!

Perché buona parte dei personaggi famosi in una qualche disciplina oggi devono mettersi a scrivere libri?? La domanda mi sorge spontanea visto la grande quantità di carta straccia o quasi che riescono a produrre i suddetti personaggi. Sì, perché ad un certo punto nel pieno del declino della loro carriera, subito prima che l’oblio li avvolga e che il grande pubblico si dimentichi di loro e dei loro fatti, sentono questo strano e insensato bisogno di ammorbarci ancora con i fatti loro, raccontandoci come hanno passato la loro infanzia, quanta fatica hanno fatto per arrivare all’apice del loro successo, quante persone cattive hanno incontrato, avversari temibili e approfittatori ed infine quanto hanno combattuto per mantenere il loro successo senza farci dimenticare che sono entrati nella storia. Poi, dopo una vita a palleggiare, oppure a muovere le gambe in direzione di palloni o cose simili, hanno scoperto la scrittura, hanno sentito il bisogno di raccontare la loro storia e, nel caso che vengano intervistati, dicono che la scrittura ha fatto ordine nella loro vita, ha dato loro la possibilità di rivivere i momenti migliori, i successi e amenità varie. Ora io dico: se per una vita ci sono persone che hanno fatto a meno delle parole, della letteratura, della poesia, e delle arti in genere ma si sono distinte in altri campi, perché arrivati ad un certo punto della propria esistenza sentono il dovere di scrivere, ovvero di cimentarsi in qualcosa di completamente nuovo e soprattutto ritengono che il mondo abbia ancora bisogno di sentire parlare di loro? Lo giudico strano perché a me mai verrebbe in mente a fine della mia carriera, ossia quando andrò in pensione, di mettermi a fare il calciatore o il tennista e nemmeno la ballerina. Non l’ho fatto, non ci ho provato quando avrei potuto farlo, non vedo perché cimentarsi quando è ormai chiaro a tutti che sono fuori tempo massimo. Perché, dunque, non viene in mente anche a loro che per essere scrittori non basta sapere scrivere (leggasi avere frequentato la scuola primaria)?!

venerdì 5 aprile 2013

La democrazia in M5S e alcune considerazioni sparse

Ma che cosa è successo al Movimento 5 stelle? Dopo quaranta giorni di presenza in Parlamento c’è già bisogno di incontri segreti per placare il dissenso e, soprattutto, di incontri organizzati con metodi che non stenterei a definire “sovietici” per un movimento in cui veniva sbandierata la totale uguaglianza degli iscritti. Potere al popolo, cittadini e non Onorevoli in Parlamento, quello che bastava una semplice votazione on-line per esprimere la propria preferenza ed entrare alla Camera o al Senato o basta un’altra votazione in rete per eleggere un candidato alla Presidenza della Repubblica? Loro che hanno preteso una diretta streaming dell’incontro con il Pd e che poi, alla prima alzata di scudi, chiudono tutti fedelissimi in un agriturismo fuori Roma per parlare o addirittura eliminare la fronda che vorrebbe un accordo con il partito democratico per dare un governo a questo paese che,  per buona parte, è bloccato proprio da loro??! Ma non sarà un controsenso  eliminare chi non è d’accordo, mettere a tacere chi non è in linea con il Capo. Ma dove è andata a finire la democrazia? Chi si è permesso di criticare anche solo on–line è stato considerato un troll o peggio ancora un giornalista, mascherato da finto grillino, uno che voleva il male del movimento. Sì, perché il Movimento è una falange oplitica, un blocco unico che pensa in modo univoco senza sfumature anzi verrebbe da dire che è un organismo (geneticamente modificato??) che non pensa e che lascia pensare un’unica persona Grillo o al massimo Casaleggio, mentre gli altri eseguono.

mercoledì 3 aprile 2013

Errare è umano, perseverare diabolico

Giuro che lo perdono!
Io lo perdono il povero Napolitano che non ha nominato nemmeno una donna tra i dieci saggi che hanno più o meno in mano le sorti del nostro paese. Sì, lo perdono perché è vecchio, perché ha la bellezza di ottantasei anni, che da tempo dimostra tutti e che è nato, cresciuto e da sempre vissuto in una Italia in cui le donne sono niente anzi sono qualcosa solo dal momento in cui sono in grado di preparare un’ottima frittata di maccheroni. L’occasione buona l’aveva avuta il povero Giorgio e se l’è fatta scappare di mano; come è stato puntualizzato dopo, non c’è stato il tempo per riflettere troppo sui nomi e così su due piedi gli sono venuti alla mente solo nomi di uomini. Peggio ancora! Sì, in effetti, nell'emergenza come fa a venirti in mente un nome di donna , qui le donne nascono con la sola vocazione di essere madri mentre gli uomini salvano la patria, alle emergenze non sono adatte!
Ora dico, anche se non pretendo che Giorgio abbia maturato nel corso della sua vita questa sensibilità, del resto ognuno è frutto del suo tempo, ma è mai possibile che quest’uomo non abbia un collaboratore, un braccio destro, sinistro, mediano che gli suggerisca, anche solo per furbizia beninteso, un nome di donna??? Perché quello che fa arrabbiare di più (certe volte le piccolezze …!) è la sfrontatezza, è il ribadire, senza timore, sempre lo stesso errore pur sapendo di errare. Errare è umano ma perseverare …..
Un’ ultima cosa, c’è uno che alla veneranda età di ottanta anni suonati cerca di salvare il paese facendo tutto quello che può: questa è già un’anomalia perché, con tutta la buona volontà e tutto il rispetto possibile, uno ad una certa età non dovrebbe fare quello che è costretto a fare il nostro Presidente; poi lui decide di nominare un collegio di saggi, anche questa è un’anomalia, non si è mai visto prima nella storia della Repubblica (questa sì che è creatività!). Poi, vai a vedere e i nomi dei saggi e sono i più disparati e su molti stenderei un velo pietoso…possibile che, anomalia per anomalia, nessuno abbia pensato ad una donna??? Insomma siamo il 51% della popolazione italiana e il Presidente non è riuscito a trovare nemmeno una donna saggia?!! Un suggerimento: la prossima volta interpelli sua moglie, forse un’amica saggia lei ce l’ha! 
Così tanto per salvare la faccia....

mercoledì 27 marzo 2013

"Fantasia" per tutti!

Ultimamente ho sentito insistentemente parlare di Bruno Munari e dei suoi libri per bambini. I tre cappuccetto verde, giallo e bianco li conoscevo ma non mi ero mai cimentata nei suoi saggi. E così, ispirata anche da post di un una blogger http://chasinghygge.wordpress.com/2013/02/14/mini-book-review-fantasia-di-bruno-munari/, ho letto “Fantasia” invenzione, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive, edito da Laterza, 1977.

Si tratta di un vero e proprio studio sulla fantasia, un tentativo di mettere ordine in un argomento che spesso si rinuncia ad ordinare perché è, per sua natura e per ammissione della maggior parte di noi, non catalogabile. Ma che cos’è la fantasia? E l’immaginazione e la creatività? In effetti, come dice anche Munari, è difficile dare delle definizioni universali per concetti che vengono interpretati in modo diverso a seconda della latitudine, del soggetto che ne fa uso e che spesso vengono fusi insieme in modo indistinguibile ma se si riuscisse a dare, anche solo provvisoriamente, una definizione potremmo trovare costanti comprensibili alla logica e quindi comunicabili e “avremmo fatto un ‘opera di divulgazione e di aiuto all’uso di queste possibilità umane”.
Insomma è possibile capire come nasce un’idea? Secondo Munari sì è possibile, difficile ma possibile. Il mondo della creatività e dell’arte è da sempre stato considerato un mondo a parte, non catalogabile. Quante volte si è sentito dire di una persona  “eh, lui sì che è un artista!” e non per dire che fa delle belle opere d’arte ma solo per definirlo un essere strano diverso dalla media delle persone. Gli artisti stessi ci tengono molto a mantenere il “segreto” della loro arte, come costruiscono le loro opere o da dove nascono le loro idee. L’arte e il suo mondo, quindi, ha acquisito nel tempo un significato di bello ma dalla difficile comprensione in quanto fatto da persone sui generis, più vicine alla pazzia che non alla normalità.

lunedì 18 marzo 2013

Per non dimenticare!

Ancora qualche filastrocca toscana che cantiamo con le mie bimbe giornalmente: che la grande canta a memoria e la piccola riconosce  con gridolini e primi tentativi di ballo. Niente di nuovo, tutte conosciute, tranne la prima che forse è la sola “tipica” del mio paese e, comunque,  tutte personalizzate non so più se dalla mia famiglia o dalla nostra comunità. In questo caso ci sono riferimenti a luoghi e personaggi che fanno parte del nostro patrimonio identitario ovvero il convento di san Francesco e santa Barbara, santa importante e molto rispettata nelle mie zone.

Cavallino ria rò
prendi la biada che ti dò
prendi i ferri che ti metto
per andare a San Francesco
a San Francesco c’è una via
che ti porta a casa mia
a casa mia c’è un altare
con tre monache a cantare
ce n’è una più vecchietta
santa Barbara benedetta!

Questa me la cantava nonna Idea livornese, trapiantata in Maremma, non la conosce nessuno al mio paese o almeno mi pare di ricordare così. Potrebbe trattarsi di una filastrocca della sua infanzia che lei mi ha tramandato. Al mio paese si racconta staccia buratta che risulta quasi uguale ma non proprio la stessa.

venerdì 15 marzo 2013

"Tornando a casa"

Sono una persona fortunata, sono piena fino all’orlo di ricordi, di cose accadute ormai tanti anni fa, nella maggiore parte dei casi accadute proprio a me. Spesso coinvolgono i miei affetti più cari. Sono storie della mia famiglia, sono rimaste incollate alle mia memoria, ogni tanto riaffiorano e mi fanno ricordare. Spesso sono storie piccole piccole insignificanti per chi ascolta, banali per i più ma sono tutto quello che ho e sono tutto quello che posso raccontare. Spesso sono storie complicate di donne semplici che hanno affrontato momenti difficili. Certo, è successo a tutte, le nostre nonne o le nostre zie, tutte hanno affrontato la guerra, la fame, la fuga, le difficoltà familiari ma quelle di casa tua hanno un sapore diverso, sono importanti per capire quello che sei e quello che stai diventando. Le ricordo spesso e ultimamente sempre di più.

giovedì 14 marzo 2013

Bambineee..om?!



Alcune settimane fa ho ripreso yoga. Era davvero tanto tempo che non praticavo, le gravidanze mi hanno fatto fermare, e, come sempre, ho sentito una schiera di belle sensazioni  riaffiorare dentro di me. Ho ripreso ad ascoltare il mio corpo, a dedicarmi un’ora a lui, a guardarmi dentro e già sto meglio, i dolori si sono affievoliti, la mente è più libera, concentrata e positiva.

venerdì 8 marzo 2013

Prima che il vento si porti via tutto...

American dust” è l’ultimo libro di R. Brautigam prima di suicidarsi nel 1984. E’ la sua biografia, o almeno lo è in parte, ma di sicuro è il libro che più lo rappresenta.
La vita di un ragazzino americano di dodici anni, nato in una famiglia difficile, senza padre e con numerosi patrigni, con una madre in cerca di felicità più per se stessa che per i figli, alla continua ricerca di una sovvenzione statale per tirare avanti la famiglia. Un’esistenza difficile, tra la scuola, il sentimento di emarginazione vera o presunta, il senso di colpa e gli incontri con i grandi. Il vecchio alcolista, la coppia che pesca montando e smontando ogni santo giorno i mobili del salotto di casa loro, il vecchio solitario che vive quasi come un’eremita. Tutti personaggi che provengono da esistenze povere e dal mondo degli esclusi, lo stesso mondo del ragazzo.
E tutto ciò, “prima che il vento si porti via tutto”.

lunedì 4 marzo 2013

Ce la faranno i nostri eroi...? Qualcosa di bello e qualcosa di brutto di m5s

Il Presidente della Repubblica ha indetto il giorno in cui si riuniranno le Camere, sarà il 12 marzo e sarà un grande giorno per gli Italiani. Sì, i Grillini entreranno in Parlamento, saranno più di cento, un terzo di entrambi gli emicicli. Un vero e proprio cambio di epoca, una novità assoluta. Un Parlamento tutto nuovo dove per la prima volta dall’inizio di questa Repubblica ci sarà un abbassamento dell’età media  e ci saranno tante donne. Questa è una vera e propria rivoluzione, una mutamento epocale che davvero non ci si aspettava . E’ vero che nessuno li conosce questi nuovi personaggi, è vero che i giornalisti sono stati costretti a cercare su google i loro curricula, ma tutto ciò non significa che i signor nessuno siano incompetenti o al contrario competenti e adatti ai ruoli che li aspettano. Certamente, se pensiamo ad alcuni signor Scilipoti o Razzi che sono ancora oggi dentro le nostre istituzioni più importanti, non possiamo non accettare di buon grado che si insedino al Parlamento i Grillini dalle gesta sconosciute, più capaci dei sopradetti lo saranno di sicuro!
Ecco sì, la competenza insieme alla meritocrazia (che siano collegate le due cose?) rimane comunque un punto fondamentale in questo paese che, mi sembra, che neanche Grillo abbia affrontato nella scelta dei candidati. 

martedì 26 febbraio 2013

Costanza, prima.

Ho chiamato mia figlia, la grande, Costanza. E’ il nome che avevano le mie bambole quando ero io ad essere piccola; è il nome che portava una donna importante nella storia d’Europa e del mondo occidentale; è un concetto che indica perseveranza, è la capacità di stare con il nostro obiettivo, di viverci insieme. Più che volontà è relazione”(cit.)[1], è sicuramente un aspetto che mi appartiene. Infine, è il nome di una borsa che mi fa impazzire (e che non avrò mai!), simbolo di eleganza, di artigianato raffinato, francese e con un filino (giusto un filo eh!) di puzza sotto il naso…!
E Costanza ha un aspetto che in molti definiscono un po’ francese, con naso all’insù, capelli a spaghetto, grandi occhi marroni espressivi, mani affusolate, gambe lunghe e spalle larghe. E’ semplicemente perfetta, la quintessenza della bellezza.
E Costanza è una bimba forte, determinata, impone la sua personalità con me e non si diverte con i deboli, i bambini accondiscendenti non fanno per lei, quelli buoni buoni che dicono sempre di sì non li soffre, preferisce stare con i suoi pari, preferisce arrabbiarsi piuttosto che vincere facile.
Sa dire la parola mamma con tutte le variazioni possibili di espressione, sa farla diventare una melodia e un grido disperato. Sa farmi arrabbiare, sa farmi spazientire ma è molto più brava a muovermi qualcosa dentro, a inondarmi di amore come se una marea entrasse dentro di me e mi travolgesse e tutto questo solo aprendo le braccia e venendomi incontro.
E Costanza è esattamente la figlia che volevo con il nome che volevo, che sognavo e che per lunghi anni ho cercato ogni mese, costantemente. Poi ti sei fatta realtà e ora so che i sogni si avverano.

Poi è arrivata Livia, la mia seconda puzzolina, ma questo è un altro bel post….
Con questo post, partecipo al blog tank di Donna Moderna Il primo dono che fai a tuo figlio è il nome

mercoledì 20 febbraio 2013

Meritate/meditate vacanze

Vacanze dove? Come, con chi? Ecco, l’atroce dubbio che mi attanaglia sempre più spesso….
Sono una di quelle persone che pensa per buona parte della giornata a come saranno le sue vacanze, con chi le passerò, dove andare e quando partire. Probabilmente, è diventato un modo per fuggire dalla realtà, dal tran-tran di tutti i giorni, per sognare di rilassarmi completamente, ricaricarmi e rimettermi totalmente in forze per poi affrontare la vita con più energia e con nuove idee e buoni propositi. Ora poi, che ci sono due bambine piuttosto piccole è diventato un vero e proprio esercizio mentale, pensare alla vacanza che farò con mio marito, dassoli, o tutti insieme, mi fa stare bene.

martedì 19 febbraio 2013

Poche idee ma confuse ovvero perché domenica non andrò a votare (se ci riesco...)

Un anno e mezzo fa: ”Se non cambiano la legge elettorale non vado a votare”

Oggi, martedì 19 febbraio, 2013
So già che domenica mi dovrò fare incatenare ad una sedia, chiudere in casa a quattro mandate, mettermi un cappuccio in testa e sperare che la mia coscienza di brava e responsabile elettrice di sinistra non prenda il sopravvento su di me,  affinché non esca per andare  a votare. No, dai,questa volta è deciso, la misura è colma, non si torna indietro: non vado a votare, faccio finta che sia una domenica qualsiasi, magari porto al parco le bambine e riesco a dimenticarmelo pure che è la prima volta nella mia vita da maggiorenne che le salto. Non sarà facile per me, non sono mai mancata, neanche per i referendum. 
Vivo il voto come l’unico modo per fare sentire la mia voce, la vera espressione della democrazia, l’unico strumento importante che ho tra le mani ed è forse per questi motivi, gli stessi per cui fino ad ora ho votato, che questa volta non vado. Sono stufa di andare a votare un partito che sceglierà poi chi fare entrare in Parlamento, io lo do al partito e loro sceglieranno per me; ma perché devo continuare a fidarmi di qualcuno che in questi anni non ha fatto niente per me, anzi mi ha continuamente deluso?! Ma quale moglie si fiderebbe di un marito fedifrago che ha reiterato il suo errore più e più volte????!

mercoledì 13 febbraio 2013

La mia famiglia e altri animali


La storia di una strampalata famiglia Inglese, che decide i trasferirsi per qualche tempo nell’isola greca di Corfù, fa da sfondo al racconto della passione tra un bambino quasi adolescente, personificato dallo scrittore, e le “scienze naturali”. Un amore appena nato ma già travolgente per l’osservazione della natura, dei fenomeni naturali ed in particolare per gli animali, partendo dagli insetti per raggiungere tutti quelli domestici o addomesticabili. La fortuna di vivere in totale libertà su un’isola e potere scorrazzare, nuotare, scoprire ogni angolo anche il più nascosto di questa perla del Mediterraneo, senza limiti, senza freni, senza che alcun adulto si intrometta in questo amore totale, in una vera e propria immersione nella natura dell’isola che al tempo era incontaminata e ancora selvaggia. Intorno a lui un pullulare di personaggi a partire dalla madre e dai fratelli ognuno con le proprie caratteristiche e con le proprie inclinazioni: il fratello cacciatore con la mania per le armi che avrebbe potuto sparare a qualunque cosa si muovesse, lo scrittore (che da grande diventerà davvero uno scrittore famoso) con strane idee in testa, un giorno depresso ed un giorno euforico, una madre dolce che prepara verdure fresche di stagione e tanti altri personaggi strani che fanno parte di una piccola comunità di Inglesi trasferitasi sull’isola greca per diletto o per svernare. Naturalmente, la maggiore parte di loro erano niente di più che ricchi nullafacenti in cerca di ozi più o meno interessanti con cui passare le giornate e ciò vale anche per la famiglia Durrel che continua a vivere alla maniera inglese, da colonizzatori dell’isola, cercando di ricreare lì quegli appuntamenti e quegli eventi che avrebbero vissuto anche nel Regno Unito. 

martedì 12 febbraio 2013

Discorsi di una mamma che voleva essere una faffalla, gialla


A che cosa ti vuoi vestire quest’anno per carnevale? A faffalla, mamma! Gialla!

Stamani io vorrei vestirmi da farfalla (come lei), due belle ali gialle, di tulle con molti lustrini, maglione bianco a collo alto, collant bianchi, senza scarpe e due belle antenne in testa. Poi andrei in giro in centro, nella mia città e vorrei proprio vedere la sorpresa negli occhi altrui, il divertimento, forse anche la compassione nel guardare una della mia età, così conciata. Vorrei potere guardare il mondo con gli occhi di una bambina, sereni, rilassati, concentrati. Vorrei potere respirare un’aria frizzante, pulita, fredda con cui aprire i polmoni, ricaricarmi di voglie, di desideri, di obiettivi. E vorrei potere volare per allontanarmi da terra, per vedere le cose dall’alto, per rendere tutto relativo e talvolta un po’ più distante. Ogni tanto, potrei fare dei salti ma non tanto alti, così giusto per sentirmi un po’ più leggera e vorrei provare a ridere per niente come quando da bimbi prende la ridarella e non sai perché ridi ma continui a ridere. Sì, sento che è un sacco di tempo che non rido di cuore tanto fino a farmi venire le lacrime e il mal di pancia.

Mi sono piombate addosso delle novità, belle, anzi no bellissime ma mi hanno sconquassato, travolto e ancora me le porto addosso come un peso. Temo di non godere appieno delle fortune che ho avuto in dono, voglio innalzarmi comprendere tutto l’insieme e solo dopo scendere nel particolare. Ho bisogno di un corpo tutto mio, di leggerezza, di freschezza, di risate, della vita che mi ero cucita addosso con grande sudore e determinazione e che ora è sospesa, attaccata ad un filo sottile sottile che rischia di rompersi da un momento all’altro. Non voglio che si rompa. Voglio di nuovo essere me, non quella di prima, quella nuova cambiata dagli eventi, cresciuta, rinforzata ma sempre me.

Voglio la primavera che è la stagione dei desideri, delle aspirazioni,delle novità e poi voglio l’estate il caldo torrido e le maniche corte e ritrovare un po’ di libertà che mi fa sentire bene, viva, me.

Ora chi conosce una delle mie Fortune, sa il perché usi (una delle mie Fortune, appunto, è il soggetto) così tanto il verbo volere, declinato sempre alla prima persona singolare; forse perché la mamma lo usa regolarmente e talvolta ne abusa pure…?!

lunedì 4 febbraio 2013

Le correzioni


A Saint Jude tutto scorre sempre nello stesso modo e i Lambert vivono una vita ormai sempre uguale a se stessa, ammorbata dalla malattia di Alfred e dalle correzioni di Enid mentre entrambi accumulano oggetti di ogni genere nella loro casa. La malattia conduce Alfred alla demenza, alle allucinazioni, alla infermità e mentre lui combatte per continuare a vivere anche senza dignità, Enid vive una vita che non c’è più e che in gran parte non c’è mai stata, covando il desiderio di vedere per un' ultima volta i figli tutti insieme a Natale. I Lambert ancora una volta, tutti, sotto lo stesso tetto per le festività; un po’ come in  qualche vecchio film, dove tutto è perfetto, dove i bambini aspettano ferventi l’arrivo di Babbo Natale, dove qualcuno ha preparato una cena o un pranzo con le pietanze tipiche di quel giorno, allestite con ricette ed ingredienti sempre uguali a se stessi,dove verranno donati regali inutili che chiunque li riceva li odierà a prima vista ma che non si esimerà da dire che era proprio ciò di cui aveva bisogno, racconti di famiglia sentiti migliaia di volte…..

martedì 29 gennaio 2013

Uomini o caporali, Senatrici o bidelle?


L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!"(Siamo uomini o caporali, 1955)

Stamani leggendo una notizia breve ho appreso una cosa che già sapevo ma che continua a sconvolgermi, la frase della Senatrice Finocchiaro che faceva riferimento al fatto che lei era una Senatrice mica una bidella!
Naturalmente mi si dirà che è stata una svista, un qui pro quo, che la signora non voleva dire…, che lei per prima difende il lavoro ecc… E queste, aggiungo io, sono cose che si sanno, che ormai sono scolpite a caratteri cubitali nelle nostre menti e mai potremmo diffidare  del fatto che la Senatrice creda che il lavoro non sia uguale e dignitoso per tutti, qualunque esso sia. Però, c’è qualcosa, c’è qualcosa che non mi quadra…dubito, dubito e ancora dubito…
Sarà davvero una semplice gaffe o un altro fulgido esempio di arroganza della Casta, in particolare del PD? Sì, insomma, ultimamente le donne del PD non si sono dimostrate tanto meglio degli altri politici, ricordo Rosy Bindi quando non ha accettato di farsi da parte nel partito e non ha voluto cedere la sua poltrona al Senato  ed era pronta a usufruire della deroga per continuare a stare nei posti di comando. Davvero una bella figura quando la stessa signora nel 1994 chiedeva ai vecchi di farsi da parte…..
E oggi un’altra grande “vecchia” dello stesso partito che dice una cosa così grave. Lo sanno anche i muri che è meglio fare la Senatrice che la bidella, per buona pace delle bidelle, anche loro preferirebbero fare la Senatrice visto che si tratta di un lavoro così facile… intendo dire che ‘ste cazzate le sanno dire tutti!
Eppure sento in quel comportamento, in quelle tre parole in croce un’ arroganza, una superbia che sa di stantio, come se un’investitura di tal genere riguardasse solo poche persone davvero speciali, diverse dagli altri, e per diritto, forse divino, devono stare lì e noi le dobbiamo mantenere lì a qualunque costo. E’ come se avesse detto ” Io sono nata Senatrice, ho diritto ad esserlo, a comandarti mentre tu sei nata bidella e rimarrai sempre tale!”
Ancora di più mi fa tristezza il pensiero che sia stata una donna a dirlo. Anche le donne che sono in politica allora sono distanti dal mondo reale così come lo sono gli uomini. Allora, non possiamo contare neanche su di loro, io che ancora credevo che servissero le donne in politica e che tutto sommato quelle più anziane potessero davvero insegnare alle nuove leve la loro esperienza, è vero: non hanno mai avuto posti di potere importanti ma sono state lì per tanto tempo, non si sono sporcate le mani ma hanno visto, imparato e pensavo fossero pronte ad insegnare. No, niente, mi sono sbagliata un’altra volta, sono lì e vogliono rimanere, sono lì e non vogliono dividere con nessuno il pezzo di torta, ora è il loro turno vogliono la loro parte. Certo i dubbi che siano diventate peggio degli uomini che da quest’ultimi abbiamo preso solo i difetti e le brutture, che siano solo delle povere piccole epigoni dei capi, delle segretarie assurte al rango di braccio destro e che forse non siano nemmeno in grado di guidarci, affiorano…

venerdì 11 gennaio 2013

Uomini e non

C’è una bambina o una poco più che bambina che sta ricevendo improperi e insulti di ogni genere solo per avere vinto dei biglietti gratis per andare ad un concerto, c’è una massa indistinta ed informe di ragazzini della sua età che muore di invidia e per vendetta la ricopre sui social networks di offese della peggior specie e, poi, ci siamo noi adulti che stiamo a guardare, sorpresi, allibiti, increduli che tutto questo sia vero. Quegli adolescenti hanno scritto cose inenarrabili, propositi di vendetta e di omicidio, accuse degne del peggiore dei criminali scritte con una tale sicurezza, senza sbavature, senza spazio alcuno verso la compassione o la pietà. Ma di chi sono figli questi ragazzini tanto inclini all’improperio e forse anche alla violenza?
 Nostri.

giovedì 10 gennaio 2013

Kindle!

E’ arrivato in casa con un corriere postale e dal pacco è uscito fuori un oggetto  piccolo e sottile: un libro anzi no un libro elettronico anzi no un kindle.  Si accende,  si collega al sito di Amazon e si scarica il libro che più  ci interessa,  si paga con la carta di credito e infine si inizia a leggere. Un’operazione che può durare venti  minuti e che ti permette di leggere.  Poi si inizia la lettura e ci si accorge che a tenerlo in mano è davvero leggero, sfogliare le pagine è facile e non sono illuminate come quelle di uno schermo ma sono davvero come quelle di un libro. La lettura non è per niente stancante, gli occhi non si incrociano e non si arrossano neanche dopo molto tempo. Se si fa una pausa il kindle si spenge da solo per risparmiare energia e se si riprende, si riapre alla pagina dove avevamo chiuso. Naturalmente si possono scrivere delle chiose o sottolineare alcune parole o parti del testo che ci interessano di più.  E’ maneggevole, leggero, ben leggibile proprio come un libro e poi usarlo significa risparmiare carta e non avere, nelle nostre case, l’ingombro di pile di libri di ogni genere.  Sicuramente ci saranno modelli  più tecnologici con funzioni molto più numerose ed avanzate ma io dichiaro qui il mio amore per il kindle che è un oggetto tremendamente facile da usare e che non si allontana troppo dal fine principale dell’utente: la lettura. Non mi interessa avere chissà quali funzioni,  io lo uso per leggere ed è la lettura quella che mi procura piacere, rilassamento, voglia di sapere di più sullo scrittore e sui suoi libri.

mercoledì 9 gennaio 2013

Petuzzo e il cavoluzzo

La mamma dice a Petuzzo:
Petuzzo vai nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il tuo babbo che è malato.
“No che non ci vado!”
Allora dirò al cane di morderti:
cane mordi Petuzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo
per il suo babbo che è malato.
“No che non lo mordo!”
Allora dirò alla mazza di bastonarti:
mazza bastona il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo bastono!”
Allora dirò al fuoco di bruciarti:
fuoco brucia la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo brucio!”
Allora dirò all’acqua di spengerti:
acqua spengi il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non lo spengo!”
Allora dirò al bove di berti:
bove bevi l’acqua che non vuole spengere il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non la bevo!”
Allora dirò alla fune di legarti:
fune lega il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spengere il fuoco
che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“No che non voglio legare!”
Allora dirò al topo di roderti:
topo rodi la fune che non vuole legare il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spengere il fuoco che non vuole bruciare la mazza che non vuole bastonare il cane che non vuole mordere Petuzzo
che non vuole andare nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo per il suo babbo che è malato.
“Rodo rodo!”dice il topo
“lego lego!” dice la fune
“bevo bevo!” dice il bove
“spengo spengo!” dice l’acqua
“brucio brucio!” dice il fuoco
“mordo mordo!”dice il cane
“do do!” dice il bastone
“eh vo, eh vo!” dice Petuzzo.
E va nell’ortuzzo a prendere il cavoluzzo
per il suo babbo che è malato.
E il padre di Petuzzo ebbe il suo cavoluzzo!

Petuzzo\Petruzzo e il cavoluzzo è una storia antica dal sapore ancora moderno visto che ricorda “Alla Fiera dell’Est” di Angelo Branduardi. E’ una vecchia storia raccontata ai bimbi toscani da sempre…. I miei genitori la ricordano ancora bene ma a me non l’hanno mai raccontata. Ora mi fa piacere recuperarla per insegnarla a C e in futuro anche a L.