venerdì 27 gennaio 2012

Martone, un bell'esempio

Ma siamo sicuri che il nostro viceministro Michel Martone abbia sbagliato a pronunciare quella frase sui giovani universitari Italiani che sarebbero degli sfigati se si laureano dopo i ventotto anni?! Macché, lui ha ragione e la sua carriera lo dimostra. La sa lunga il povero  Martone, figlio dell’Italia che studia e lavora sodo sin dalla più tenera età, quella che sgobba e con determinazione e abnegazione raggiunge gli obiettivi. Ma che c’è di strano in un paese dove la meritocrazia regna sovrana, dove, dopo l’Università, è normale avere un dottorato e subito dopo un assegno di ricerca e la possibilità di continuare nella carriera universitaria con un posto di associato e poi subito dopo di ordinario? E dove le raccomandazioni non valgono niente!  Ma dove vivete?
Non vi siete accorti che tutti quelli che dopo gli studi, fanno per anni fotocopie, redigono progetti a nome dei  vari ordinari, fanno ricerche nelle materie più disparate talvolta anche strategiche per il nostro paese, lo fanno solo perché non hanno voglia di studiare per i concorsi? Non lo vogliono un assegno di ricerca, non vogliono diventare associati e né tantomeno ordinari, preferiscono vivacchiare con le poche lire del contratto di collaborazione coordinata e continuativa che gli ha elargito il professore di riferimento. Preferisce prendersi delle responsabilità che non gli spettano e magari se il progetto va male e non viene finanziato anche qualche cazziatone. Sono strani i giovani Italiani, non comprendono che sarebbe meglio cercare un posto fisso magari di ordinario, mettere da parte un piccolo gruzzolo tutti i mesi e magari avere anche che una collaborazione con qualche Ministero, giusto per arrotondare un po’. Addirittura,  prima di mettersi giù a studiare per gli esami preferiscono scappare in altri paesi e tentare la fortuna in altri lidi!
Meno male che ancora esistono tipi come il caro Michel che ci insegna la retta via, quella dei giusti, lui che come un faro ci indirizza verso il futuro, eh sì lui ce l’ha fatta, ha stretto i denti, si fatto forza e, a suon di pubblicazioni, ricerche e studi forsennati,  è riuscito dove gli altri non provano nemmeno. Il giorno del suo concorso si sono ritirati in sei candidati su otto, incredibile: hanno preferito vivere nella precarietà invece che sistemarsi! E poi dicono che in Italia il lavoro non c’è, che le università sono in mano ai figli di..o ai raccomandati! Non è vero l’Italia è piena di fannulloni, di gente che non vuole lavorare, che ha paura di sostenere le prove di esame, che non ha obiettivi e che preferisce lamentarsi piuttosto che rimboccarsi le maniche. E mentre il nostro povero viceministro viene insultato da tutti i media, ingiusti e cinici, lui può sempre rifugiarsi nel suo ufficio che sia esso al ministero o all’università, sprofondare nella sua comoda poltrona, ravvivarsi i riccioli e pensare intensamente agli sfigati che si laureano dopo i 28 anni invece di diventare ordinari a 31 anni e con una sola pubblicazione!

lunedì 23 gennaio 2012

La sposa liberata

Il professor Rivlin insegna storia mediorientale all'Università di Haifa, è sposato con Haghit, un giudice distrettuale, è padre di due figli, ormai grandi. Potrebbe essere una persona totalmente felice ed invece si trova in uno stato d’animo di ansia continua e si macera sul perché suo figlio maggiore Ofer si sia separato improvvisamente da sua moglie e abbia deciso di cambiare vita, trasferendosi a Parigi. Inizia così ad indagare sulle cause della separazione cercando di riallacciare i rapporti con la famiglia di origine della nuora perché è lì che lui sente di dovere cercare il motivo. L’occasione gli viene data dalla morte del consuocero, che dà a Rivlin la possibilità di tornare nell'albergo di proprietà della famiglia e di riprendere i rapporti con Fuad, il maggiordomo arabo. La ricerca della verità che si presenta come una vera e propria necessità per lo “storico” Rivlin, avviene sempre di nascosto dalla moglie. Haghit, infatti, ha accettato la separazione e, per quanto ne sia stata colpita, ora è certa che il figlio stia bene a Parigi e abbia fatto la cosa giusta ad andarsene. Nello stesso tempo, si intrecciano altre storie come quelle che coinvolgono i colleghi di Università di Rivlin e la sua carriera di professore, quelle familiari e quelle lavorative di Haghit senza dimenticare le vicende che interessano gli arabi e gli israeliani, i loro rapporti e le loro differenze; mi viene in mente la storia della giovane araba Samaher o di suo cugino Rashed o di Fuad. Sarà proprio grazie a quest’ultimo, di cui aveva conquistato la fiducia, che Rivlin riuscirà a risolvere il mistero.

lunedì 16 gennaio 2012

La novella di Buchettino

Questa è il testo di una novella tradizionale toscana che a dire il vero solo coloro che sono nati nella Maremma grossetana e livornese conoscono con questo testo. La trascrivo perché a qualcuno potrebbe tornare utile, per esempio ad un genitore che non sa più a quale santo rimettersi per fare addormentare il proprio pargolo. Come tutte le novelle, soprattutto quelle antiche e tradizionali, ha la sua parte di perfidia, un vincitore intelligente e scaltro anche se bambino ed un vinto cattivo e mostruoso che, alla fine, viene sconfitto dall’intelligenza e dall’arguzia. L’incontro con la paura e con la violenza cieca, dalle quali oggi cerchiamo di allontanare i nostri figli con tutti i mezzi possibili, viene raccontato con naturalezza e soprattutto viene affrontato e superato. Questa novella non ha mai fatto male a nessuno e i vostri bimbi saranno così solidali con il personaggio di Buchettino che rimarrà impresso nella loro mente per sempre.