A Saint Jude tutto scorre
sempre nello stesso modo e i Lambert vivono una vita ormai sempre uguale a se
stessa, ammorbata dalla malattia di Alfred e dalle correzioni di Enid mentre entrambi
accumulano oggetti di ogni genere nella loro casa. La malattia conduce Alfred alla demenza, alle allucinazioni, alla infermità e mentre lui combatte
per continuare a vivere anche senza dignità, Enid vive una vita che non c’è più
e che in gran parte non c’è mai stata, covando il desiderio di vedere per un' ultima volta i figli tutti insieme a Natale. I Lambert ancora una volta, tutti,
sotto lo stesso tetto per le festività; un po’ come in qualche vecchio film, dove tutto è perfetto,
dove i bambini aspettano ferventi l’arrivo di Babbo Natale, dove qualcuno ha
preparato una cena o un pranzo con le pietanze tipiche di quel giorno, allestite
con ricette ed ingredienti sempre uguali a se stessi,dove verranno donati
regali inutili che chiunque li riceva li odierà a prima vista ma che non si
esimerà da dire che era proprio ciò di cui aveva bisogno, racconti di famiglia
sentiti migliaia di volte…..
Eppure Enid vuole proprio
questo : vuole un Natale con i suoi figli, con suo marito nella loro casa di
Saint Jude. Certo non è facile radunare tutti quanti, i suoi figli si sono
tutti trasferiti sulla est- coast: Gary, il più grande, banchiere, sposato con
una donna infantile e meschina, depresso e non lontano dall’abuso di alcool;
Chip, il secondogenito, il preferito di Alfred, di grande intelligenza,
romanziere fallito, al momento invischiato in traffici di denaro con la
Lituania e cacciato dall’Università dove insegnava per avere sedotto una
giovane studentessa; infine, Denise, la più piccola, chef di successo, dalla
vita personale in bilico tra la scelta se essere lesbica o eterosessuale, tra
essere una brava o una cattiva ragazza, seguire se stessa o il modello
precostituito che la madre le offre. Tutti figli dell’America della
middle-class, quella delle casette a schiera con l’auto parcheggiata davanti
casa, con i padri che lavorano dando tutto il loro tempo e le loro capacità per
un’azienda a cui saranno fedeli fino alla pensione,che il sabato si dedicano a
tagliare il prato o alla partita di golf, con madri che si occuperanno solo ed
esclusivamente di loro fino a che non andranno all’Università, che cucinano
rutabaga, che giocano a carte di pomeriggio con le amiche, si occupano della
casa e vivono nell’illusione di essere felici. Enid ha in testa una certa idea
di famiglia e lavora costantemente per costruire il suo sogno, ci lavora in
modo così testardo che alla fine non si accorge che nessuno dei suoi intenti è
andato a buon fine, nessuno dei suoi figli è come lo avrebbe voluto lei, il suo
matrimonio non è come lei sognava, tantomeno la sua vecchiaia e forse neanche
Enid è come avrebbe voluto essere. La sua è una ricerca continua “a correggere
il tiro”; sa di non potere avere tutto, il massimo, l’ottimo. Non può essere
ricca tanto da non preoccuparsi mai dei soldi, sa di non avere dei figli come
quelli delle sue amiche, sa di non potersi permettere una crociera extra lusso
ma nonostante tutto va in crociera, racconta cose mirabolanti dei suoi figli anche
se sono solo colossali bugie, si accontenta della sensazione di felicità,
appagamento, energia, giovinezza ritrovata aggrappandosi ad un antidepressivo
spacciato per pillola della giovinezza. La sua famiglia modello,finta, come lo
erano anche quelle delle amiche, non funzionerà, le verità mai dette, le enormi
bugie verranno piano piano a galla e sconquasseranno il precario equilibrio
familiare anche se de facto niente cambierà. Infatti, dopo avere assistito
Alfred fino alla morte, fedelmente come una buona moglie deve fare, Enid si
sentirà piena di speranze e con ancora la voglia di cambiare qualcosa nella sua
vita, ancora aggiustamenti, piccole modifiche,correzioni….
Franzen guarda con
disincanto alla famiglia medio borghese americana che ricalca in molti aspetti
la famiglia del mondo occidentale più in generale e ne stigmatizza alcuni
comportamenti. Quella famiglia che sembra uscita da una pubblicità del mulino
bianco e che invece nasconde problematiche, bugie, cose non dette o mai
risolte. Un potente affresco del mondo occidentale tutto legato al consumismo e
con pochi valori, ormai banalizzati e resi sterili dal nostro continuo e mai
sazio bisogno di apparire e non di essere..
Un libro denso di spunti di
riflessione con un linguaggio ricco, e una struttura del romanzo complessa che
alterna piani temporali diversi che concorrono a descrivere appieno il mondo in
cui i nostri personaggi vivono e in cui si sono mossi nell’arco di tempo della
loro esistenza. Un equilibrio quasi perfetto tra trama e linguaggio sempre
appropriato e calzante, tra tragedia e commedia, in un’alternarsi che altro non
è che la vita di tutti.
J. Franzen, Le correzioni,
2001
Nessun commento:
Posta un commento