La storia di una strampalata
famiglia Inglese, che decide i trasferirsi per qualche tempo nell’isola greca
di Corfù, fa da sfondo al racconto della passione tra un bambino quasi
adolescente, personificato dallo scrittore, e le “scienze naturali”. Un amore appena
nato ma già travolgente per l’osservazione della natura, dei fenomeni naturali
ed in particolare per gli animali, partendo dagli insetti per raggiungere tutti
quelli domestici o addomesticabili. La fortuna di vivere in totale libertà su
un’isola e potere scorrazzare, nuotare, scoprire ogni angolo anche il più
nascosto di questa perla del Mediterraneo, senza limiti, senza freni, senza che
alcun adulto si intrometta in questo amore totale, in una vera e propria
immersione nella natura dell’isola che al tempo era incontaminata e ancora
selvaggia. Intorno a lui un pullulare di personaggi a partire dalla madre e dai
fratelli ognuno con le proprie caratteristiche e con le proprie inclinazioni:
il fratello cacciatore con la mania per le armi che avrebbe potuto sparare a
qualunque cosa si muovesse, lo scrittore (che da grande diventerà davvero uno
scrittore famoso) con strane idee in testa, un giorno depresso ed un giorno
euforico, una madre dolce che prepara verdure fresche di stagione e tanti altri
personaggi strani che fanno parte di una piccola comunità di Inglesi
trasferitasi sull’isola greca per diletto o per svernare. Naturalmente, la
maggiore parte di loro erano niente di più che ricchi nullafacenti in cerca di
ozi più o meno interessanti con cui passare le giornate e ciò vale anche per la
famiglia Durrel che continua a vivere alla maniera inglese, da colonizzatori
dell’isola, cercando di ricreare lì quegli appuntamenti e quegli eventi che
avrebbero vissuto anche nel Regno Unito.
Il tutto raccontato con
ironia, con voglia di prendersi in giro e di ridere delle proprie stranezze,
come se tutti facessero parte di un circo o di una commedia e il lettore stesse
in platea a godersi lo spettacolo. Sì, è proprio il teatro il migliore paragone
per questo racconto perché il lettore è coinvolto nella lettura, travolto
dall’autoironia e, in qualche modo come a teatro, viene a fare parte dell’azione
comica.
Questo libro potrebbe
apparire alla lettura facile , frivolo, sempliciotto e invece, pur non essendo
un libro sui massimi sistemi, risulta sì piacevole ma anche per molti versi acuta.
La storia è narrata con una tale leggerezza e nello stesso tempo con una tale
autentica passione per il mondo animale (del resto lo scrittore diventerà uno
zoologo di fama), un desiderio di conoscenza e un sarcasmo verso gli esseri
umani che lo circondano che non può che risultare una lettura gradevole. E poi
semplice non ha mai fatto rima con sciocco o con facile e ancora una volta
questo testo ne è la dimostrazione. Riuscire a fare ridere senza diventare
comici, riuscire a interessare il lettore senza diventare pesanti e noiosi,
anzi, incuriosirlo e divertirlo non è mai stato facile. Mi ricorda alcune
pagine di Mark Twain (uno dei miei autori preferiti) o di J.K.Jerome in “Tre
uomini in barca”,
Naturalmente si tratta di
una lettura adatta ai ragazzi, più che ai bambini, direi che rimane comunque un
libro da grandi che amano le storie dei piccoli ossia in cui i bambini o gli
adolescenti sono protagonisti. Ho letto che, i Italia, viene consigliato come
libro per bambini, ecco direi proprio di no, almeno non fino ai dodici-tredici
anni ovvero al limite con l’adolescenza. Ma del resto, in Italia, tutti gli
autori stranieri e non che fanno ridere i grandi sono da sempre consigliati ai
piccoli. Mi viene da pensare che o consideriamo i nostri figli talmente
intelligenti da essere da subito adatti a letture per adulti, oppure i grandi
si prendono talmente tanto sul serio che non sanno più ridere! Mah…..
G.Durrell, La mia famiglia
ed altri animali, 1956
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