martedì 12 febbraio 2013

Discorsi di una mamma che voleva essere una faffalla, gialla


A che cosa ti vuoi vestire quest’anno per carnevale? A faffalla, mamma! Gialla!

Stamani io vorrei vestirmi da farfalla (come lei), due belle ali gialle, di tulle con molti lustrini, maglione bianco a collo alto, collant bianchi, senza scarpe e due belle antenne in testa. Poi andrei in giro in centro, nella mia città e vorrei proprio vedere la sorpresa negli occhi altrui, il divertimento, forse anche la compassione nel guardare una della mia età, così conciata. Vorrei potere guardare il mondo con gli occhi di una bambina, sereni, rilassati, concentrati. Vorrei potere respirare un’aria frizzante, pulita, fredda con cui aprire i polmoni, ricaricarmi di voglie, di desideri, di obiettivi. E vorrei potere volare per allontanarmi da terra, per vedere le cose dall’alto, per rendere tutto relativo e talvolta un po’ più distante. Ogni tanto, potrei fare dei salti ma non tanto alti, così giusto per sentirmi un po’ più leggera e vorrei provare a ridere per niente come quando da bimbi prende la ridarella e non sai perché ridi ma continui a ridere. Sì, sento che è un sacco di tempo che non rido di cuore tanto fino a farmi venire le lacrime e il mal di pancia.

Mi sono piombate addosso delle novità, belle, anzi no bellissime ma mi hanno sconquassato, travolto e ancora me le porto addosso come un peso. Temo di non godere appieno delle fortune che ho avuto in dono, voglio innalzarmi comprendere tutto l’insieme e solo dopo scendere nel particolare. Ho bisogno di un corpo tutto mio, di leggerezza, di freschezza, di risate, della vita che mi ero cucita addosso con grande sudore e determinazione e che ora è sospesa, attaccata ad un filo sottile sottile che rischia di rompersi da un momento all’altro. Non voglio che si rompa. Voglio di nuovo essere me, non quella di prima, quella nuova cambiata dagli eventi, cresciuta, rinforzata ma sempre me.

Voglio la primavera che è la stagione dei desideri, delle aspirazioni,delle novità e poi voglio l’estate il caldo torrido e le maniche corte e ritrovare un po’ di libertà che mi fa sentire bene, viva, me.

Ora chi conosce una delle mie Fortune, sa il perché usi (una delle mie Fortune, appunto, è il soggetto) così tanto il verbo volere, declinato sempre alla prima persona singolare; forse perché la mamma lo usa regolarmente e talvolta ne abusa pure…?!

2 commenti:

  1. Forza ragazza, indossa le tue ali ed esci!
    La primavera deve essere innanzitutto dentro di te.
    E quella bambina che vuole ridere, giocare, volare, saltare, non vede l'ora di uscire, lasciala andare. Gli sguardi degli altri potranno essere complici, o invidiosi, ma non di compassione!
    Coraggio!
    In bocca al lupo (senza fargli male, che sai che noi amiamo i lupi).

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  2. Grazie Siro per l'incoraggiamento!!!per quanto riguarda i lupi poi...in cappuccetto il lupo mangia nonna e nipote ma il cacciatore non gli spara mica eh: apre la pancia del lupo e al posto della nonna e di cappuccetto ci mette i sassi, poi richiude; il lupo scappa via e grazie ai sassi non gli verrà mai più fame!!!

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