giovedì 11 aprile 2013

Steffi, telefonaaaaa (Ho letto open di A. Agassi)!!!!!!!!!!

Perché buona parte dei personaggi famosi in una qualche disciplina oggi devono mettersi a scrivere libri?? La domanda mi sorge spontanea visto la grande quantità di carta straccia o quasi che riescono a produrre i suddetti personaggi. Sì, perché ad un certo punto nel pieno del declino della loro carriera, subito prima che l’oblio li avvolga e che il grande pubblico si dimentichi di loro e dei loro fatti, sentono questo strano e insensato bisogno di ammorbarci ancora con i fatti loro, raccontandoci come hanno passato la loro infanzia, quanta fatica hanno fatto per arrivare all’apice del loro successo, quante persone cattive hanno incontrato, avversari temibili e approfittatori ed infine quanto hanno combattuto per mantenere il loro successo senza farci dimenticare che sono entrati nella storia. Poi, dopo una vita a palleggiare, oppure a muovere le gambe in direzione di palloni o cose simili, hanno scoperto la scrittura, hanno sentito il bisogno di raccontare la loro storia e, nel caso che vengano intervistati, dicono che la scrittura ha fatto ordine nella loro vita, ha dato loro la possibilità di rivivere i momenti migliori, i successi e amenità varie. Ora io dico: se per una vita ci sono persone che hanno fatto a meno delle parole, della letteratura, della poesia, e delle arti in genere ma si sono distinte in altri campi, perché arrivati ad un certo punto della propria esistenza sentono il dovere di scrivere, ovvero di cimentarsi in qualcosa di completamente nuovo e soprattutto ritengono che il mondo abbia ancora bisogno di sentire parlare di loro? Lo giudico strano perché a me mai verrebbe in mente a fine della mia carriera, ossia quando andrò in pensione, di mettermi a fare il calciatore o il tennista e nemmeno la ballerina. Non l’ho fatto, non ci ho provato quando avrei potuto farlo, non vedo perché cimentarsi quando è ormai chiaro a tutti che sono fuori tempo massimo. Perché, dunque, non viene in mente anche a loro che per essere scrittori non basta sapere scrivere (leggasi avere frequentato la scuola primaria)?!

Ora, le risposte le conosco di già: nessuno di questi signori sa scrivere, la loro ignoranza rimane abissale, amano i soldi più di ogni altra cosa e quindi fanno un po’ di tutto per ottenerli, senza dimenticare che non stare più sotto i riflettori è un prezzo pesante da pagare; di sicuro molti misurano la loro autostima anche da questo e quindi accettano volentieri di raccontarsi senza considerare che molti editori, pur di fare cassa, pubblicherebbero anche la loro lista della spesa.
Tra questi scrittori “tardivi” sono incappata a leggere il libro di A. Agassi, il famoso tennista , che era stato consigliato a me e ad altri milioni di Italiani da A. Baricco (ricordate una certa idea di mondo?). Ecco, siccome amo Baricco, mi sono fidata di lui..niente di più sbagliato. Certo,di tutti i personaggi che, sulla via del tramonto, si sono messi a scrivere la propria autobiografia, non è probabilmente il peggiore, e nemmeno scritto nel peggiore dei modi, ma di lì a parlare di un bel libro ce ne vuole un bel po’!
Sarà che non mi piace il tennis ma leggere di tutte le palline che il Nostro è riuscito a mandare nella metà campo avversaria e a vincere o a perdere, le sue condizioni fisiche, mentali, tutta la cronaca delle partite che ha giocato, una a una, la descrizione di tutti, dico tutti, i suoi avversari; cercare di paragonare la vita ad una partita di tennis, l’amore ad uno slam (però ho capito alcuni vocaboli propri del tennis), la felicità della vita alla storia di una partita, sono tutte cose che non fanno per me. Non ho scovato un minimo di saggezza, di scaltrezza, di intelligenza sopraffina in nessuna delle cose raccontate in quel libro e tanto meno nelle persone che lo hanno popolato. E’ uscito fuori un bambino mai cresciuto, sempre a rincorrere la felicità che non è mai arrivata se non alla fine, come in una fiaba, con il matrimonio con la donna dei suoi sogni. Un bambino adulto ed un adulto bambino che non arriva, accecato dalla ricerca del successo, alla gratificazione personale, errori su errori, persone sbagliate, gesti immaturi, mancanza di guide, una miscela micidiale che all’inizio risulta accettabile, anche se ormai conosciuta anzi oserei dire trita e ritrita, e che, alla fine, annoia mortalmente. Una delusione.
Anzi, alla fine, non vedi l’ora che questa Steffi Graf telefoni  e vivano tutti felici e contenti
A. Agassi, Open, 2011

2 commenti:

  1. Mi par di capire che non ti sia piaciuto... :-D
    Mia madre l'ha letto e ha detto che non è male, devo farmelo prestare perché a questo punto mi avete incuriosita!

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  2. Direi di no, diciamo che non lo brucerei nelle fiamme dell'inferno ma pensare che me lo ha suggerito Baricco mi sorprende un po'. Potenza delle case editrici e dei soldi?!

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