Niente è come sembra e non è
come sembra neanche quello che sembra essere un punto fermo, intorno al quale
costruisci tutto te stesso, le tue inclinazioni, buona parte del tuo carattere.
Sapere, solo dopo i quaranta anni, che cosa sia accaduto veramente, ti fa
rivivere tutto quello che hai già vissuto ma con occhi totalmente diversi,
rivalutando le persone, i comportamenti, comprendendo cose e fatti che
apparivano non totalmente comprensibili. Diciamo che dopo lo shock della notizia,
certamente, la mente si schiarisce e riesci a comprendere ogni gesto, ogni
azione, ogni fatto e ogni conseguenza del passato a cui non eri riuscito a dare
una risposta ma che avevi accettato e basta. Anzi, in qualche modo avevi
costruito il “tuo personaggio” proprio sul dolore di quella perdita, su una
ferita mai risarcita. Ti eri costruito un immagine della defunta, come quella
di una santa, neanche più una persona, ma un’immaginetta da giornalino della
parrocchia e poi scopri che era una persona vera, era stata un individuo in
carne ed ossa, aveva fatto qualche errore e aveva qualche debolezza, tutte cose
piccole che non inficiano sull’opinione che si ha di una madre che è venuta a
mancare ancora giovanissima ma che la riportano tra di noi, tra gli uomini.
Finalmente,
grazie alla amica del cuore dopo tanti anni, la mamma è tornata ad essere una donna
e per un attimo il proprio figlio, che ha sempre creduto, giustamente, di
essere al centro dei pensieri di lei dalla sua nascita fino alla morte
prematura, si rende conto che “ la sua mamma” era una donna. Nonostante l’amore
che sentiva per lui, ha commesso un errore fatale e un giorno quando la paura della sofferenza e del dolore,
che sarebbe potuto venire a seguito del tumore, ha preso il sopravvento, ha
ceduto. La paura acceca, terrorizza, fa perdere il controllo di se stessi.
E’ troppo difficile (almeno
per me) riuscire a capire fino in fondo come deve essere duro affrontare la
vita da soli, senza la propria madre, crescere senza il suo amore, senza i suoi
sorrisi, le sue raccomandazioni, il suo senso di protezione. Nonostante tutto,
come conferma anche Gramellini, si cresce lo stesso; è probabile che ci si
senta “uomini meno qualcosa” ma alla fine da grandi ci si rende conto che non
siamo stati soli, o almeno, soli quanto credevamo di esserlo; qualcuno ha
provato a suo modo, e con la propria testa, a proteggerci e farci crescere, nonostante
tutto. Nel suo caso, la figura del padre, uomo di altri tempi, che non era
riuscito a scrollarsi di dosso il suo ruolo, che diventa il suo capro
espiatorio ma di cui, solo alla fine, riuscirà a comprendere la sofferenza e,
nello stesso tempo, l’amore che aveva per madre e figlio.
Da figlia, dico che ti
accorgi di avere come madre una donna più o meno quando inizi ad entrare in
conflitto con lei e con le sue idee che non sono come le tue e non l’accetti e
qualche volta ti allontani. Poi, con il tempo la ritrovi, è diversa da te, è
vero, ma dall’amore non si prescinde. Da madre, dico vorrei che le mie figlie
sapessero presto che sono una persona, che le amo più della mia stessa vita,
per sempre, qualsiasi cosa accada ma sappiano che so sbagliare, anzi, direi che
mi riesce abbastanza bene, che sono debole, complessa, temeraria, paurosa,sicura,
insicura e così via… insomma esisto, come tutti.
Un bel libro da leggere
tutto d’un fiato per non spezzare il fiume di sentimenti e di commozione che
riesce a farti crescere nell’anima.
Massimo Gramellini, Fai bei sogni, 2012.
L'ho letto anche io questo libro, in un momento particolare, forse in quello sbagliato. Forse non hai letto il post in cui ne parlavo, perché l'ho scritto quando stavo ancora nel precedente blog, comunque l'ho riportato qui: http://illuponellefragole.blogspot.it/2012/09/di-libri-belli-e-di-sogni-brutti.html
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