La vita di un ragazzino americano di dodici anni, nato in
una famiglia difficile, senza padre e con numerosi patrigni, con una madre in
cerca di felicità più per se stessa che per i figli, alla continua ricerca di
una sovvenzione statale per tirare avanti la famiglia. Un’esistenza difficile,
tra la scuola, il sentimento di emarginazione vera o presunta, il senso di
colpa e gli incontri con i grandi. Il vecchio alcolista, la coppia che pesca
montando e smontando ogni santo giorno i mobili del salotto di casa loro, il
vecchio solitario che vive quasi come un’eremita. Tutti personaggi che
provengono da esistenze povere e dal mondo degli esclusi, lo stesso mondo del
ragazzo.
E tutto ciò, “prima
che il vento si porti via tutto”.
Con il tempo, il ragazzino si avvicina ad un adolescente di successo,
uno di quei bravi ragazzi destinati a grandi cose, capitani della squadra di
baseball, rispettosi della famiglia, di buon carattere, bravi a scuola, di
bell’aspetto, un figlio che ogni genitore vorrebbe avere e,inspiegabilmente,
anche il ragazzo simpatizza per lui. Diventano amici, si vedono ogni tanto. Poi,
un giorno, per errore, il nostro lo uccide con un colpo di 44 magnum. E’stato
ucciso il migliore ragazzo della scuola, tutto quello che l’America voleva
essere e diventare,il futuro cittadino statunitense, sano, atletico, rispettoso
delle leggi, dello stato, della costituzione, della religione. E il protagonista
diventa sempre più un escluso, emarginato dalla società mentre il buono diventa
un vero e proprio santo. Non riuscirà a reggere il giudizio di quella comunità e
fuggirà in un altro posto mentre cerca una via di salvezza interiore: la conoscenza, che nel suo caso si trasforma
nella “conoscenza assoluta degli
hamburger” (che poi rappresentava
l’alternativa all’acquisto dei proiettili che avrebbe usato e che avrebbero
ucciso il suo amico). Leggere, comprendere, informarsi, riempire la testa di
nozioni anche inutili tanto per non pensare a quel che è stato, tanto per
cercare un buon motivo per vivere, per provare a crescere, per giocarsi la propria
chance di vita da uomo libero. Poi, capisce che è tutto vano e tutto è perduto,
non si potrà fare niente per tornare indietro. Resterà per sempre segnato da
questo evento e la sua vita prenderà una strada che non può, in alcun modo,
controllare pienamente, in totale libertà, perché lo spettro di quello che è
successo, la colpa lo accompagnerà per sempre.
Quel vento si è portato via tutto, la sua adolescenza, il
suo futuro, i suoi sogni, le sue speranze, la sua vita.
E’ una storia tanto semplice quanto estremamente complessa,
è la storia di un bambino che un giorno si sveglia ed è uomo, non si trasforma prima
in adolescente e poi piano piano in adulto, diventa adulto subito anzi vecchio,
stanco, depresso, che pesca a piene mani nei ricordi per cercare di dare senso
alla sua esistenza. Ma un senso la sua vita non ce l’ha avuto. Il vento se l’è
portato via, alzando un polverone e trascinando via ogni cosa,.
Un romanzo esile ma pregno di tematiche importanti, di sensazioni,
di sentimenti tutt’altro che banali, scritto con frasi molto brevi e a capo
ogni poche righe; sembra elaborato di getto, senza pensarci troppo mentre,
invece, nasconde una faticosa costruzione e lunghe riflessioni. Tutto ciò non servirà a niente, Brautigam mentre lo scrive è già morto.
Questo romanzo mi è piaciuto molto e il tuo post mi ha fatto venire voglia di rileggerlo!! Mi hai fatto ricordare molte delle emozioni che ho provato leggendolo...
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