Non è bello parlare male dei conoscenti, lo so, ma certe
volte è inevitabile. Ci sono persone che mi irritano talmente tanto che anche
se non mi hanno mai rivolto la parola mi creano comunque una tale irritazione
che viene a me il desiderio di rivolgermi a loro e castigarli con qualche
battuta acida delle mie. Qualcuno direbbe che “mi sono tappata” nel senso che
la mia irritazione è tale che la devo, bada bene, devo abbattere su qualcuno
per tornare la me di sempre (ovvero mediamente calma).
Ecco, quella persona o quelle persone sono le mamme insuvvate che parcheggiano sulle strisce
davanti all’entrata della scuola di mia figlia (tutto il mondo è paese, Siro!),
che fanno scendere di macchina prima i loro tacchi e le loro borse (Luis Vuitton
ma anche Gherardini qui va molto!) e poi scendono con i loro giubbettini di
pelle colore chiaro, i loro capelli biondomesciatifintoribelli e fanno scendere
piccoli principi biondi, vestiti per un incontro informale ad Ascot o
principesse rock dotate di tutù, chiodo e anfibio aggro.
Generalmente hanno molta più fretta di te o di qualsiasi altra persona al mondo e hanno tutte le ragioni dell’universo per passarti avanti, per parcheggiare più vicino possibile all’ingresso e molto spesso hanno qualcosa di improrogabile e segreto da dire alle maestre roba da “sicurezza nazionale” mica le solite quisquilie che racconti tu. Poi, appena hanno fatto, girano i tacchi e con andamento da modella in pensione e con in mano lo smartphone (nel tempo che hanno dedicato alle maestre potrebbero avere perso qualcosa di importantissimo che le coinvolgeva in prima persona: chessò la loro azienda è fallita, il loro titoli in borsa sono stati sospesi per eccesso di rialzo oppure la tata ha lasciato un messaggio dicendo che stasera se la prende lei la serata libera) tornano al loro suv.
Generalmente hanno molta più fretta di te o di qualsiasi altra persona al mondo e hanno tutte le ragioni dell’universo per passarti avanti, per parcheggiare più vicino possibile all’ingresso e molto spesso hanno qualcosa di improrogabile e segreto da dire alle maestre roba da “sicurezza nazionale” mica le solite quisquilie che racconti tu. Poi, appena hanno fatto, girano i tacchi e con andamento da modella in pensione e con in mano lo smartphone (nel tempo che hanno dedicato alle maestre potrebbero avere perso qualcosa di importantissimo che le coinvolgeva in prima persona: chessò la loro azienda è fallita, il loro titoli in borsa sono stati sospesi per eccesso di rialzo oppure la tata ha lasciato un messaggio dicendo che stasera se la prende lei la serata libera) tornano al loro suv.
Questo genere di mamma mi irrita, ma tanto, e vorrei fermare
quella falcata da top manager e dirle “Stai calma, rilassati, non hai alcun
motivo per sentirti migliore o peggiore degli altri, prendila easy sorella!” “sii
educata, rispetta gli altri e insegnalo anche ai tuoi figli, la libertà non è
tutta tua e soprattutto non si può comprare!”. Io non sono madre Teresa di
Calcutta, chi mi conosce può confermare, probabilmente lo direi con toni ben
peggiori di quelli che ho appena descritto e come sempre userei i miei cavalli
di battaglia (persa) : il rispetto e l’educazione, normalmente lasciano basito
l’interlocutore, nessuno va a pensare che una cosa così piccola come un
parcheggio fuori posto possa essere una mancanza di rispetto vero il mondo
intero o che mandare a scuola i figli vestiti come modelli non sia
educativo e di buona educazione verso
chi non se lo può permettere.
Che la mamma insuvvata fosse pericolosamente stupida e vuota
dentro quanto carica fuori lo posso confermare dopo l’ultima riunione genitori “versus” maestre (pore
donne) in cui le maestre ci hanno raccontato dell’andamento generale della
classe e ci hanno chiesto di sostenere alcune spese per comprare giochi
didattici per tutta la classe (siamo in una scuola statale). Ecco, c’è stato un
silenzio incredibile, tutti zitti, concentrati su ciò che dicevano le maestre?
No affatto, bastava guardare le loro facce e capivi che ognuno di loro era da
un’altra parte (i padri poi…: occhi persi nel vuoto manco fosse una seduta di
meditazione, no guardarli è stato meglio che uno spettacolo comico, grazie
amica mia) poi l’argomento è passato a quali giochi comprare, di che marca, dove
e… sorpresa… c’è stato il risveglio della platea!!! Tutti con il telefono in
mano a controllare prezzi, luoghi, sconti, no davvero una tristezza infinita!
Tutti rianimati da messere Consumismo, pronti a prendersi incarichi di ogni
sorta pur di comprare un gioco piuttosto che un altro, di una marca (Germans do
it better ever, anche se fanno una ‘acata pazzesca!) invece di un’altra, insomma
genitori impavidi per il bene dei loro figli. Peccato che i loro principini
ancora a quattro anni non sappiano tenere in mano le forbici, la forchetta e le
maestre nemmeno dieci minuti prima se ne fossero lamentate ampiamente. Non
voglio fare quella brava (o forse sì) ma la mia bimba grande sa usare le
forbici, la colla, la forchetta e il cucchiaio e anche lo schotch adesivo ed è un anno
più piccola delle loro principesse rock.
In questi
momenti e in molti altri sono molto
fiera di lei e di noi.
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