lunedì 23 gennaio 2012

La sposa liberata

Il professor Rivlin insegna storia mediorientale all'Università di Haifa, è sposato con Haghit, un giudice distrettuale, è padre di due figli, ormai grandi. Potrebbe essere una persona totalmente felice ed invece si trova in uno stato d’animo di ansia continua e si macera sul perché suo figlio maggiore Ofer si sia separato improvvisamente da sua moglie e abbia deciso di cambiare vita, trasferendosi a Parigi. Inizia così ad indagare sulle cause della separazione cercando di riallacciare i rapporti con la famiglia di origine della nuora perché è lì che lui sente di dovere cercare il motivo. L’occasione gli viene data dalla morte del consuocero, che dà a Rivlin la possibilità di tornare nell'albergo di proprietà della famiglia e di riprendere i rapporti con Fuad, il maggiordomo arabo. La ricerca della verità che si presenta come una vera e propria necessità per lo “storico” Rivlin, avviene sempre di nascosto dalla moglie. Haghit, infatti, ha accettato la separazione e, per quanto ne sia stata colpita, ora è certa che il figlio stia bene a Parigi e abbia fatto la cosa giusta ad andarsene. Nello stesso tempo, si intrecciano altre storie come quelle che coinvolgono i colleghi di Università di Rivlin e la sua carriera di professore, quelle familiari e quelle lavorative di Haghit senza dimenticare le vicende che interessano gli arabi e gli israeliani, i loro rapporti e le loro differenze; mi viene in mente la storia della giovane araba Samaher o di suo cugino Rashed o di Fuad. Sarà proprio grazie a quest’ultimo, di cui aveva conquistato la fiducia, che Rivlin riuscirà a risolvere il mistero.



Sullo sfondo, la tregua del conflitto tra israeliani e palestinesi, avvenuta tra 1998 e il 2001, e le ultime speranze di pace, purtroppo, dopo poco tempo, tradite definitivamente. Le speranze che il professor Rivlin, che rappresenta la proiezione dello scrittore nel testo, aveva covato per tutta la vita e che aveva visto come realistiche negli ultimi anni, danno un senso di ottimismo a tutto il romanzo ma sappiamo che verranno presto tradite e si tornerà alla violenza e alla chiusura totale dei negoziati di pace. Ma lo scrittore  continua a vedere dei tratti comuni nelle origini dei due popoli di Abramo e continua imperterrito a credere in una loro possibile interazione e riconciliazione.
Ancora una volta Yehoshua  racconta una storia “principale” che fa da perno a tante altre vicende sullo sfondo della Grande Storia, quella di cui volenti e nolenti  facciamo parte. Certamente lo scrittore è maestro nel raccontare le piccole storie di tutti i giorni, fatte di amori, di liti, disguidi ma che si confrontano continuamente con la guerra, con la paura per la propria incolumità nonché con il sospetto verso il prossimo, un sentimento che ormai  si può definire endemico di entrambi  i popoli e che non porta da nessuna parte. Solo con la conoscenza dell’altro si superano le differenze perché si riconoscono le somiglianze, le origini comuni, i tratti simili di due popoli che da sempre hanno vissuto o, in parte, sognato di essere sullo stessa terra. Una pace così vicina e nello stesso tempo sempre più lontana. Quando c’è interazione, conoscenza, volontà di scambio con l’altro da sé allora si raggiunge il risultato così come è successo al professor Rivlin che arriverà a sciogliere il dubbio sul perché suo figlio si sia separato dalla moglie proprio grazie agli arabi. Forse è proprio dalle persone più semplici e dalle loro piccole storie che si potrebbe avere la spinta all’integrazione e al superamento dei  sospetti che si hanno per l’altro.
Yehoshua si rivela anche in questo romanzo maestro nell’affrontare la storia sia essa quella dei grandi eventi sia essa quella delle piccole storie dell’uomo comune. Il suo stile talvolta ironico, talvolta terribilmente serio ed elegante ci accompagna verso la soluzione del mistero ma soprattutto ci porta la speranza della convivenza e della riconciliazione così vicina che sembra quasi di tangibile, se fatta dagli uomini e non dai banali e retorici discorsi dei politici.

Abraham B. Yehoshua
La sposa liberata, 2001

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