Sullo sfondo, la tregua del conflitto tra israeliani e palestinesi,
avvenuta tra 1998 e il 2001, e le ultime speranze di pace, purtroppo, dopo poco
tempo, tradite definitivamente. Le speranze che il professor Rivlin, che
rappresenta la proiezione dello scrittore nel testo, aveva covato per tutta la vita e che aveva
visto come realistiche negli ultimi anni, danno un senso di ottimismo a tutto
il romanzo ma sappiamo che verranno presto tradite e si tornerà alla violenza e
alla chiusura totale dei negoziati di pace. Ma lo scrittore continua a vedere dei tratti comuni nelle
origini dei due popoli di Abramo e continua imperterrito a credere in una loro possibile
interazione e riconciliazione.
Ancora una volta Yehoshua racconta una storia “principale” che fa da
perno a tante altre vicende sullo sfondo della Grande Storia, quella di cui
volenti e nolenti facciamo parte. Certamente lo scrittore è maestro nel
raccontare le piccole storie di tutti i giorni, fatte di amori, di liti,
disguidi ma che si confrontano continuamente con la guerra, con la paura per la
propria incolumità nonché con il sospetto verso il prossimo, un sentimento che
ormai si può definire endemico di
entrambi i popoli e che non porta da
nessuna parte. Solo con la conoscenza dell’altro si superano le differenze
perché si riconoscono le somiglianze, le origini comuni, i tratti simili di due
popoli che da sempre hanno vissuto o, in parte, sognato di essere sullo stessa
terra. Una pace così vicina e nello stesso tempo sempre più lontana. Quando c’è
interazione, conoscenza, volontà di scambio con l’altro da sé allora si
raggiunge il risultato così come è successo al professor Rivlin che arriverà a
sciogliere il dubbio sul perché suo figlio si sia separato dalla moglie proprio
grazie agli arabi. Forse è proprio dalle persone più semplici e dalle loro
piccole storie che si potrebbe avere la spinta all’integrazione e al
superamento dei sospetti che si hanno
per l’altro.
Yehoshua si rivela anche in questo romanzo maestro nell’affrontare
la storia sia essa quella dei grandi eventi sia essa quella delle piccole
storie dell’uomo comune. Il suo stile talvolta ironico, talvolta terribilmente
serio ed elegante ci accompagna verso la soluzione del mistero ma soprattutto ci
porta la speranza della convivenza e della riconciliazione così vicina che
sembra quasi di tangibile, se fatta dagli uomini e non dai banali e retorici
discorsi dei politici.
Abraham B. Yehoshua
La sposa liberata, 2001
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