venerdì 11 gennaio 2013

Uomini e non

C’è una bambina o una poco più che bambina che sta ricevendo improperi e insulti di ogni genere solo per avere vinto dei biglietti gratis per andare ad un concerto, c’è una massa indistinta ed informe di ragazzini della sua età che muore di invidia e per vendetta la ricopre sui social networks di offese della peggior specie e, poi, ci siamo noi adulti che stiamo a guardare, sorpresi, allibiti, increduli che tutto questo sia vero. Quegli adolescenti hanno scritto cose inenarrabili, propositi di vendetta e di omicidio, accuse degne del peggiore dei criminali scritte con una tale sicurezza, senza sbavature, senza spazio alcuno verso la compassione o la pietà. Ma di chi sono figli questi ragazzini tanto inclini all’improperio e forse anche alla violenza?
 Nostri.

Sono semplicemente uomini (nel senso facenti parte del genere umano), e frutto della nostra società e della nostra civiltà, che quando da singoli ci trasformiamo in massa diventiamo capaci di cose che mai avremmo potuto immaginare. Di esempi ce ne sono tanti il primo che mi viene in mente è quello della morte di Lady D quando migliaia e migliaia di persone si sono emozionate, hanno pianto, talvolta in modo disperato per la povera D come se fosse stata una santa, una che aveva sacrificato la sua vita per gli altri o per la Monarchia: ma davvero nessuno si ricorda che non aveva fatto niente di male ma neanche di bene, che si limitava a raccogliere soldi per devolverli ai poveri ma non erano i suoi! Che mai si sarebbe spogliata dei propri beni se non per sostituirli con altri più nuovi e alla moda???!!!! E che dire di quello che succede nei nostri stadi o ancora peggio dell’Olocausto, un’intera nazione convinta da un pazzo delirante che gli Ebrei  andavano eliminati? Come è possibile che la maggioranza dei Tedeschi credesse a questo e che sia stato davvero messo in atto lo sterminio?!
Nascondersi dietro la massa è comodo e rassicurante sempre e per tutti mentre all’età di quei ragazzi niente è comodo e facile. Il mondo che sta loro intorno propina di continuo modelli vincenti, ma poco costruttivi, tutti legati al guadagno facile, alla ricchezza, alla bellezza, al sesso, e i ragazzi, che si affacciano alla vita degli adulti e che cercano di capire, di imporsi, di farsi strada e che hanno pochi adulti che li ascoltano, hanno oggi una valvola di sfogo: la rete. Un luogo dove tutto è permesso, dove ci si sfoga, ci si scrolla di dosso le sovrastrutture che gli altri ci hanno cucito addosso, quello chela mamma si aspetta da noi, quello che insegnanti ci impongono o gli amici di sempre ci suggeriscono e si torna noi stessi, liberi.
Tutto ciò non significa tornare ad essere innocenti, senza colpe, bambini ; al contrario, significa essere noi stessi, dare libero sfogo alle nostre paure, alle nostre vendette, alle nostre cattiverie e a quello che riteniamo ingiusto. Tutti siamo un po’ cattivi, invidiosetti, presuntuosi provare questi sentimenti non significa essere malati o sbagliati e, certamente,  la massa aiuta ad identificarci, fare parte di un gregge ci fa sentire meno soli, compresi e ci dà forza proprio nel momento in cui ci sentiamo insicuri e deboli:  è per questo che questi ragazzini si sono buttati a capofitto contro la vincitrice dei biglietti. E’ chiaro che lei è e resterà sempre una vittima, è chiaro che la massa è capace di cose altrimenti incredibili ma non è certo colpa della rete se i nostri giovani fanno branco contro una coetanea (seppur ingiustamente). La rete è il luogo, siamo noi che dobbiamo deviarli non dall’uso del mezzo bensì dando loro le argomentazioni giuste, sensate,  su cosa e come confrontarsi (nel senso che livello di linguaggio usare) e soprattutto ascoltarli. L’esempio, poi, rimane il migliore insegnamento e la famiglia il luogo ideale dove ascoltare, parlare, incontrarsi.
 Sono sicura che presi da soli la maggiore parte di quei ragazzi non si comporterebbe mai così e comunque, nella maggior parte dei casi, quello che accade su internet rimane relegato alla rete stessa, si auto-elide senza quasi lasciare traccia.
In poche parole, i ragazzi non sono altro da noi, anzi sono noi, non una nostra estensione bensì uomini giovani che sbagliano, che hanno paura, che sono buoni e cattivi e che diventeranno uomini,  possibilmente meglio di noi.

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