venerdì 30 novembre 2012

Italiani analfabeti, ancora?!


“Mamma mi leggi una stolia?”, “Mamma mi acconti del bambino che va dal dottoe pecchè non liesce a fale la cacca?”, “no, anzi, mamma, te la leggio io!”. Questa è mia figlia di due anni e mezzo che, come tutti i bimbi della sua età, ama le storie e ha già un gran desiderio di capire come si fa a leggere. Eppure, dopo che sarà andata alla scuola elementare  e avrà imparato a leggere e a scrivere, il suo interesse per la lettura calerà inesorabilmente e ci vorrà del bello e del buono per convincerla a non abbandonare quest’abitudine. Tutto questo, per introdurre un articolo che ho letto, anche se ci incastra poco, a dire il vero, con mia figlia, sull’analfabetismo in Italia, apparso di recente sul Corriere della Sera, http://www.mestierediscrivere.com/uploads/files/nuovi_analfabeti.pdf.
Sì, ancora una volta, in Italia si parla di analfabetismo. E ancora una volta mi sorprendo dei dati che vengono forniti: il 20 per cento degli Italiani sa appena leggere e capire un testo semplice, dei grafici e qualche tabella, mentre rimane una percentuale ancora molto alta di analfabeti ovvero persone che non hanno mai, o poco, frequentato una scuola e che sanno fare solo la propria firma. 


Sono dati che lasciano a bocca aperta anzi sembrano inverosimili, sembra di essere tornati indietro nel tempo, ai documentari della Rai, quelli di Gregoretti, quando si mostrava un’Italia con un divario incredibile tra il nord e sud, in cui venivano riprese donne con il fazzoletto  in testa, vestite di nero, che non parlavano in Italiano e che non sapevano nemmeno fare la loro firma oppure giovani ragazzi di bottega che erano stati mandati a lavoro per aiutare i genitori a mantenere i fratelli più piccoli o, ancora, adolescenti, ma sarebbe meglio dire “poco più che bambini”, che erano già dei piccoli delinquenti che preferivano andare a rubare portafogli ai turisti piuttosto che sedersi ad un banco con la penna in mano. Immagini che ci sembrano lontane e che invece, a quanto pare, sono attuali; certo, i personaggi sono cambiati, le donne non hanno più il fazzoletto in testa ma ancora fanno fatica a parlare in italiano, i ragazzi non sono più lavoranti presso qualche bar o autofficina bensì vestiti all’ultima moda, seduti su scooter fiammanti, con la cresta e l’aria di chi ha già visto abbastanza nella vita. Eppure, tutto cambia ma niente cambia in Italia e anche loro rimangono come i loro padri: analfabeti.
Qualcuno ha imparato ma ha già dimenticato e sicuramente nessuno ha capito l’importanza di quel gesto che andrebbe fatto quotidianamente e che, in qualche modo, riesce a mantenerci in vita, mantenendo attivo il nostro cervello, la nostra memoria, le nostre fantasie, i nostri desideri. Nella scuola italiana nessuno ci ha mai insegnato a leggere e ancora di più a scrivere. Le maestre ci hanno insegnato come si fa ma poi hanno lasciato che ci dimenticassimo tutto e soprattutto nessuno ci ha mai insegnato ad amare la lettura e ad analizzare un testo per capirlo e appropriarcene totalmente.  Per la scrittura, il problema, almeno secondo me, è diverso, più complesso perché sapere scrivere è un gesto molto difficile da compiere. Innanzi tutto, bisogna trovare qualcosa da scrivere, e, anche se gli spunti possono essere molti, non è facile riconoscerli, raccogliere le idee, cercare di trasformarli in un racconto, in una qualche forma di prosa o ancora peggio di poesia. La scrittura implica delle conoscenze profonde, regole precise da cui non si può prescindere e un esercizio talmente assiduo che solo pochi appassionati continuano a farlo anche da grandi.
Leggere, invece,è un atto più semplice ma nello stesso tempo difficilissimo. Gli Italiani non interpretano la lettura come un reale momento di riposo, di rilassamento della mente dagli affari quotidiani, non è vista come un’immersione anche per pochi minuti in se stessi o in una storia fantastica che fa volare il pensiero via, lontano dalle piccole cose di tutti i giorni, ma come una cosa noiosa, una sorta di dovere per gli studenti, una piccolo supplizio che porta via del tempo libero per gli altri. Tutti lamentano la mancanza di tempo per leggere e nessuno riesce a trovarlo se non nelle tanto sospirate vacanza estive quando si parte il mare con una decina di libri da leggere e si ritorna sapendo tutto dei vip letti su “Chi”. Qualche volta non c’è tempo, qualche volta è troppo tardi, qualche altra il libro è noioso, l’argomento non è interessante, oppure tanto è quasi uguale a quello che ho letto l’anno scorso, insomma ci sono milioni di scuse per non leggere e pochissime sono le occasioni che si creano per farlo. Eppure, chi lo vuole fare lo fa e basta. Per me, leggere è come essere il regista di un film e ogni libro è un film nuovo, diverso in cui il lettore è protagonista e regista , e da protagonista crea la sceneggiatura, plasma le caratteristiche dei personaggi, è il lettore che li fa diventare simpatici o antipatici, biondi o bruni, alti o bassi. Certo è più difficile che guardare le tv ma chi l’ha detto che fare le cose facili è meglio e più rilassante che impegnarsi in qualcosa di più complesso?
Per stare bene, vivere a lungo, rimanere in forma dobbiamo dedicare un po’ di tempo allo sport, ci aiuta, ci rilassa, ci mantiene belli e in salute ma nessuno pensa che in un corpo perfetto una mente vuota o piena di pensieri legati alla forma o al benessere sia inutile, vecchia, superficiale. Invecchiare in un bel corpo ma con una mente lenta, poco creativa, senza fantasia, senza altro desiderio che quello di guardarsi e compiacersi di se stessi  e della propria forma fisica è triste. Io dico che allenare non solo il corpo ma anche la mente, allunga la vita, iniziare a dedicare poco tempo al giorno alla lettura non toglie niente a nessuna altra attività, non stanca ulteriormente e qualche volta ci fa spengere la tv che ci fornisce opinioni già confezionate, conoscenze e saperi superficiali e molti pettegolezzi che di certo non ci arricchiscono.

Nessun commento:

Posta un commento