mercoledì 14 settembre 2011

La sonata a Kreutzer

Un normale e noioso viaggio in treno si trasforma nel racconto della vita di un uomo. Il signor Pozdnysev racconta se stesso ma soprattutto il suo rapporto con gli affetti più cari, la sua evoluzione fino ad arrivare alla decisione finale di uccidere la moglie e liberarsi definitivamente di lei. Un viaggio in treno che raffigura metaforicamente il viaggio di una vita intera che solo con la morte della moglie può trovare la pace e fermarsi a pensare. Una confessione fatta ad uno sconosciuto che ascolta senza pregiudizi e che non interrompe mai  Pozdnysev che, con una irruenza, un trasporto e un’energia al limite con la vera e propria fibrillazione, racconta come un fiume in piena la sua esistenza, cercando in quest’ultima le radici del gesto finale. 





Pozdnysev analizza durante il racconto non solo se stesso ma tutta la società, il matrimonio, i rapporti sessuali, l’amore verso l’amata e verso i figli. Ne esce una raffigurazione davvero impietosa della società ottocentesca russa in cui gli uomini vengono educati al vizio, al tradimento, alla esaltazione della loro potenza virile mentre alle donne sin da piccole vengono insegnate le tecniche più bieche per accalappiarsi non l’uomo migliore, quello più buono, onesto, sincero bensì quello più ricco, indipendentemente dalle sue qualità morali. Si insegna loro a comportarsi come delle vere e proprie donne di malaffare per raggiungere il proprio scopo per poi, una volta raggiunto, trasformarsi in signore dell’alta società. E’ anche per questo motivo che il vincolo del matrimonio con il tempo si distrugge. Del resto, buona parte di colpa ce l’ha l’istruzione che permette di avvicinarsi all’arte, alle distrazioni, alle cose futili, corrompe e allontana dalle cose vere della vita di tutti i giorni. Il contadino ignorante non ha tempo per distrarsi dal problema più annoso che ha ovvero dal procacciarsi il cibo per sopravvivere, non ha tempo per la musica, per le liasons amorose, per le distrazioni in genere. In effetti, Tolstoj, provenendo dall’alta aristocrazia, non conosceva per niente quello che era il mondo rurale russo che aveva nel tempo subito ogni forma di violenza sessuale proprio dal suo ceto di provenienza nonché dalla religione stessa in quanto la Chiesa russo-ortodossa aveva fatto di tutto per inculcare la paura della dannazione eterna e il senso del peccato agli strati più bassi della società.

Pozdnysev cerca la salvezza dallo Stato ovvero la società è corrotta, fatta di miserabili, proni ad ogni forma di depravazione quindi deve essere riformata dallo Stato, tramite leggi, divieti, obblighi e soprattutto che venga controllata la potenza nascosta della donna che fa traballare la forza e tutta la capacità di resistenza dell’uomo. Certamente anche l’arte e, in particolare, la musica riesce a creare uno scambio di amorosi sensi,  una vero e proprio rapporto di coppia tra chi la suona e chi l’ascolta, tra la moglie e il presunto amante. Sarà proprio la Sonata a Kreutzer di Beethoven, così ben eseguita dai due, che diventerà la conferma definitiva del tradimento e il motivo ultimo per decidere di uccidere la consorte. E’ per questo motivo che la musica, così come tutta l’arte, deve essere controllata dallo Stato perché non provochi danni agli uomini.

Tolstoj cerca le ragioni di ogni male, di ogni errore dell’uomo nella società ormai depravata e  corrotta, la sua misoginia e la sua religiosità ortodossa e invasata appaiono evidenti dal racconto che rispecchia in tutto il pensiero sempre più intollerante che lo scrittore concepì nel corso della sua vita. Tutto il racconto rispecchia la vita dello scrittore che non arrivò mai ad uccidere la moglie che gli aveva dato tredici figli ma che, davanti all’acuirsi del pensiero tostojano, con le sue intolleranze e la conduzione di vita sempre più vicino all’ascetismo, ebbe un moto di ribellione e tra i due andò a crearsi una frattura così netta che nemmeno la morte riuscì a sanare.

La Sonata sembra ormai un racconto superato e fuori tempo invece, secondo me, non è proprio così. Certamente, un uomo che uccide la propria moglie e che poi rimane libero perché assolto da un tribunale non è cosa possibile in una società civile, ma il tema della donna come origine del male risiede alla base di tutte le religioni cristiane e quindi della nostra società e rimane a tutt’oggi un argomento  attuale. La donna, che a causa della sua avvenenza e delle arti da prostituta riesce ad irretire l’uomo che perde ogni controllo di sé e che rimane impigliato nelle trame da lei tessute, è un tema attuale a partire da prima di Cleopatra fino ad arrivare al presente politico e, ancora oggi, viene sfruttato per svilire la gravità di alcuni atti o violenze perpetrati alle donne. E’ più facile dire “se l’è cercata vestendosi provocante”  piuttosto che affermare apertamente di considerare la donna un oggetto e credere di poterla usare a proprio piacimento, dando sfogo ai peggiori istinti, ossessioni e quant’altro. Del resto, solo per fare un esempio, il delitto d’onore in Italia è stato abolito in via definitiva solo nel 1981 e fino al marzo di quello stesso anno sono stati discussi in aula gli ultimi processi per questo capo d’imputazione. Tolstoj ha scritto un testo quanto mai attuale senza potere conoscere quelli che sarebbero stati gli sviluppi della società europea, né tantomeno l’evoluzione dei rapporti tra i sessi che sono ben lungi dall’essere paritari ed in cui la donna spesso soccombe.

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